venerdì 30 aprile 2010

7 MAGGIO / RIMINI : PARTIAMO DA NOI


VENERDI 7 MAGGIO / ORE 21
SPAZIO DUOMO – VIA GIOVANNI XXIII, 8 / RIMINI

PARTIAMO DA NOI
Circoli, Cittadini, Persone
Parole chiare, Idee in circolo
Noi circoli, noi cittadini, noi persone
che non ci sentiamo di dover ripartire sempre da zero
che sappiamo che il PD è l’unica vera alternativa, ma va attuata
che ci aspettiamo finalmente una svolta
che vogliamo l’unità e l’innovazione
che crediamo di aver molto da dire, da proporre, da fare
che vogliamo esserci nelle scelte: dai contenuti alle persone
che vogliamo che le cose non siano sempre scontate


VIENI E INTERVIENI CON
LE TUE PAROLE CHIARE
E LE TUE PROPOSTE
DA METTERE IN CIRCOLO
PER IL PD NELLA PROVINCIA DI RIMINI


Partiamo da Noi
è un’iniziativa che proponiamo a tutti i circoli, ai cittadini e alle persone della provincia di Rimini nel momento in cui il PD si avvia alla sua fase congressuale locale. Così, prima dei nomi, vorremmo parlare dei contenuti, delle idee e delle proposte. Vorremmo farlo dando rilievo alle esperienze innanzitutto di base. Farlo in modo molto concreto e anche – se possibile – conciso (cioè chiaro e sintetico senza troppi giri di parole). Quindi raccogliere assieme e in vario modo (videointerventi, lettere, mail, post su blog ecc…) tutti i contributi per farne una proposta organica e seria da promuovere e da porre al confronto nei congressi con la squadra e le persone che la possano attuare al meglio.


L’appuntamento del 7 maggio sarà solo un avvio, un primo passo, il resto del percorso lo decideremo assieme.

SE VUOI PUOI PRENOTARE IL TUO INTERVENTO INVIANDO IL TITOLO E IL TUO NOME A PARTIAMODANOI@LIBERO.IT

martedì 27 aprile 2010

La Romagna si liberi dell’Emilia

Pubblico di seguito un articolo apparso oggi sul Corriere, che racconta del tentativo di creare una mini-secessione della Romagna dall'Emilia per una migliore "gestione delle risorse"...la minaccia del referendum per l'"indipendenza" della Romagna forse è lontana, ma la portata del messaggio culturale che si porta dietro è davvero ampia, e credo che su questo fronte dobbiamo tenerci pronti a rispondere con fermezza proponendo quei valori di solidarietà propri del centro-sinista. Solidarietà che non fa rima con centralismo e assistenzialismo, ma con una gestione armonica delle risorse basata sul concetto di "unità di comunità" se mi passate l'espressione...
Alice Spadazzi

La Lega e la mini-secessione :
«La Romagna si liberi dell’Emilia»

«Reddito pro capite ridotto di un quarto, serve l’autogoverno»

due le proposte di riforma costituzionale

La Lega e la mini-secessione :
«La Romagna si liberi dell’Emilia»

«Reddito pro capite ridotto di un quarto, serve l’autogoverno»

MILANO — Se federalismo dev’essere, allora che sia fino in fondo. E a volere l’autonomia questa volta non è il Veneto del Leone di San Marco o la Lombardia-locomotiva d’Italia. La sanguigna Romagna ha deciso di dire bye bye alla florida Emilia, che non sembra intenzionata a fare le barricate. In commissione Affari costituzionali alla Camera sono già in calendario due proposte di legge, firmate dal leghista Gianluca Pini e dal finiano Enzo Raisi: l’obiettivo è rendere autonome da Bologna le Province di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna, costituendo la Regione Romagna. Sia chiaro, la secessione non c’entra. Entrambe le proposte, spiegano i promotori, sono frutto del federalismo, perché l’obiettivo è interpretare le esigenze del territorio. Di quel territorio ancora in mano al centrosinistra, ma in cui il Popolo della Libertà ha raggiunto al 24,5% alle ultime Regionali mentre la Lega è arrivata al 13,7% e dal 2008 piazza progressivamente ad ogni elezioni un numero crescente di consiglieri a tutti i livelli.

Sono due proposte di legge distinte. Ed entrambi i promotori tengono a sottolinearlo. Il deputato Gianluca Pini, «emiliano per caso, perché i miei genitori sono romagnoli da generazioni e io vivo a Forlì», spiega che la sua iniziativa riprende «quanto fatto con Calderoli e Bossi nel precedente governo». È il frutto di un lungo lavoro che ha le proprie radici nelle istanze economiche di un territorio che si sente penalizzato dalle politiche di Bologna. E che ora spera nel federalismo per avere un rilancio. «L’autonomia della Romagna va inserita nella riforma federale dello Stato — continua Pini —. È disomogenea rispetto all’Emilia. Sono due realtà diverse». Prima considerazione, la Romagna è più povera: «Il reddito medio pro capite è di circa un quarto inferiore rispetto alla media dell’intera regione». Seconda riflessione: «Ha una vocazione economica differente. I settori forti sono il turismo, l’agricoltura e l’artigianato. L’Emilia, invece, ha la grande e media industria, le cooperative e ha meno terziario». Infine la storia: «Bisogna considerare i milleottocentosessanta anni di autonomia, l’Italia dei Comuni qui non c’è stata, sono terre pontificie. La questione identitaria e culturale — conclude Pini — non è in secondo piano». Ultima tappa della proposta: referendum confermativo (trattandosi di riforma della Costituzione) solo per i romagnoli. Il Carroccio dell’Emilia non fa obiezioni. Il partito, che fin dall’origine si è costituito in due anime (Emilia e Romagna), rispetta le istanze dei vicini: «Ci sarebbero dei vantaggi reali — conferma Angelo Alessandri, segretario nazionale della Lega Nord Emilia e presidente federale del partito —. Sono due realtà diverse, l’Emilia però ha da sempre una struttura più federalista. Abbiamo sostenuto la richiesta della Romagna anche nella devolution. E una Emilia indipendente piacerebbe pure a noi. Gli emiliani però non sentono questa necessità. È un bisogno dei romagnoli che noi rispettiamo». Ed è proprio questa richiesta dal basso che ha raccolto il deputato del Pdl Enzo Raisi: «La mia proposta nasce dalle istanze che arrivano dal mondo della Romagna. E ora che si parla di federalismo, facciamolo in senso positivo, andando incontro alle esigenze del territorio». Appunto, le esigenze del territorio: la formula magica che sottende anche i referendum per passare da una Regione all’altra e rimasti lettera morta. Cortina che nel 2007 sceglie di passare all’Alto Adige, Asiago e i comuni dell’Altopiano che vogliono fare la valigia per Trento così come Lamon (il comune apripista nel 2005). Il punto è sempre lo stesso, conclude Pini: «Poter scegliere autonomamente dove destinare le risorse». E adesso anche la «rossa» Emilia Romagna ha deciso di fare i conti.

Francesca Basso


sabato 24 aprile 2010

Pescheria

La pescheria

L’ edificio che accoglie il mercato del pesce a Santarcangelo e’ li’ da molto tempo sotto il nome la “pescherea”.
Anni fa’ la giunta Vannoni fece restaurare, mettere a norma ,e riportare l’ edificio all’ utilizzo per cui era stato edificato:il mercato del pesce.
Pare che questa funzione che esplicava assai bene venga definitivamente sostituita.
E’ profondo il dispiacere che provo per diversi motivi.
E’un pezzo della nostra storia commerciale che se ne va’.
I commercianti della via Battisti dopo la chiusura al traffico veicolare, subiranno un ulteriore isolamento, gli operatori della pescheria dovranno trasferirsi altrove con conseguenze non solo per la loro attivita’,ma anche per i prezzi che riuscivano a mantenere competitivi per il costo basso del canone d’ affitto.
Il nostro centro storico non puo’ privarsi di attivita’ che storicamente rappresentano il cuore commerciale della citta’ e che danno la dimensione di un centro vivo e pulsante che e’ fatto di scambi ,di socialita’che puo’ venir meno ogni volta che ne togliamo un pezzo.
Anni fa’ fu presa una decisione saggia quella di non autorizzare sul nostro territorio centri commerciali di grandi dimensioni, ma di valorizzare il nostro centro commerciale naturale, il tempo ci ha dato ragione.
Sempre piu’ sono le persone che preferiscono venire a Santarcangelo per fare compere piuttosto che dirigersi a Rimini,proprio per questa peculiarita’ non possiamo permetterci di perdere nessun pezzo di questa storia tantomeno la nostra pescheria.
Anita T.

venerdì 23 aprile 2010

RICORDARE PER CONTINUARE A RESISTERE


Ricordare per continuare a resistere

i partigiani lottarono contro l’oppressione fascista,
oggi è necessario lottare per difendere la libertà di tutti.

Proiezione del blob:
“Ieri ed oggi: la resistenza”

Sabato 24 Aprile dalle 8.00 alle 20.00
portici di Palazzo Garampi, lato corso d’Augusto

Incontro e dibattito:
Perché continuare a ricordare la Liberazione?
Interverranno ANPI, EMERGENCY e rappresentanti della società civile impegnati nella lotta alla mafia ed alle discriminazioni

Sabato 24 Aprile ore 16.30-18.30
Osteria Harissa Via L. Tonini 16/a – Rimini

Affinchè la liberazione sia per tutti!!!

martedì 20 aprile 2010

Il quarto potere in mano al primo

Un bell'articolo di Giovanni Maria Bellu oggi sull'Unità.

Si riprende le situazione tragica in cui si trova la comunicazione da molti anni in Italia, gli errori passati del centrosinistra al riguardo e soprattutto di tanti intellettuali, errori che non vogliamo più ripetere.

L'articolo termina con un bellissimo invito: se Fini continua a presentarsi come il fautore di una destra liberale, "europea", lo dimostri obbligando il governo ad adottare una legge veramente democratica che sappia regolare il conflitto d'interesse in capo al Presidente del suo partito, altrimenti "taccia per sempre".

lunedì 19 aprile 2010

L'italia è una repubblica fondata sul lavoro


Nell’ambito del programma delle iniziative per il 25 aprile 2010, l’ANPI
promuove una serata di approfondimento sul tema: “L’Italia è una
Repubblica democratica fondata sul lavoro – Lo Statuto dei Lavoratori”.

Introduce Francesca Panozzo, consigliere prov.le ANPI.
Interverranno: Graziano Urbinati, Segretario Generale della CGIL Rimini,
Mauro Guidoni Presidente ACLI Provincia Rimini e Vittorio Angiolini, costituzionalista, docente di diritto e diritto costituzionale dell’Unione Europea, all’Università di Milano.

Conduce il confronto Patrizia Lanzetti, direttrice del Corriere di Rimini.

Vittorio Angiolini è considerato un luminare della materia. Ha insegnato anche all’Università Bocconi ed all’Università Cattolica di Milano, per poi giungere, nel 1996, alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale di Milano. E' autore di oltre cento pubblicazioni a carattere scientifico e di volumi monografici, sui diritti costituzionali e diritti individuali.
E’ membro dell’Istituto delle Scientifico della Amministrazione Pubblica e dell'Associazione Italiana Costituzionalisti.
Dall’anno 2000, ha cominciato a svolgere anche la professione di avvocato, soprattutto presso le giurisdizioni superiori (Corte di Cassazione, Consiglio di Stato e Corte Costituzionale), nonché presso le Corti sovranazionali, essenzialmente nel campo del diritto amministrativo e costituzionale, con particolare attenzione per la garanzia dei diritti fondamentali.

“Prosegue, riferisce Giusi Delvecchio, Presidente della Locale sezione dell’ ANPI, la nostra iniziativa per divulgare ed affermare la Costituzione Italiana. Come ho avuto modo di dire nell’iniziativa di domenica scorsa, dedicata alla lettura in piazza dello Statuto dei Lavoratori, i valori della Resistenza, dell’ Antifascismo che ricorrono il 25 aprile, vivono nella Costituzione Italiana. E la nostra Costituzione, unica al mondo, già dall’art.1 fonda lo Stato, la Repubblica, sul Lavoro.

Lo Statuto dei Lavoratori non un è manifesto di parte ma è la legge 300/1970 che ha ridato dignità ai lavoratori ed ai diritti sindacali soppressi dal fascismo. Ma, soprattutto, tra i giovani questo strumento di diritto e poco conosciuto.

Il progetto dell’ANPI, aperta ai giovani, è quello di far vivere i valori democratici nati dalla Resistenza, grazie al sacrificio di tanti giovani di allora, nel rispetto e nella difesa della ostituzione e dei suoi principi fondanti, tra cui, appunto, il diritto al Lavoro”.

Hanno aderito il Comune di Santarcangelo, l’Unione dei Comuni della Valmarecchia ed i singoli Comuni, l’Istituto Storico della Resistenza, Acli- Provincia di Rimini, Emergency, Libera, Associazione Gruppo San Damiano, Uisp, Arci ed Arcigay, Cgil, i Partiti: RC, IDV, Lista Civica, PD, PSI, SEL, Verdi- Pace.

venerdì 16 aprile 2010

ARTISTI DI SANTARCANGELO

ARTISTI DI SANTARCANGELO DI R.


16/04/2010


La nostra citta,’al valore storico testimoniale dei monumenti ,di Santarcangelo dei teatri,dei poeti dialettali, dei molti pittori,ha in serbo moltre altre sorprese nel panoramo artistico.
Dall’ indimenticabile Paolo Carlini,Teresa Franchini,agli odierni Fabio De Luigi,Daniele Fabbri,Andrea Guerra.
Mi sono sempre chiesta come si possa onorare queste persone che portano in tutto il mondo il nome della nostra citta’.
Credo difficile vederli esibirsi sui nostri palchi ,conoscendone l’ indole schiva di entrambi,ma potrebbe essere istituito un premio ad hoc per dimostrare la nostra gratitudine.nei loro confronti.
Cosa ne pensate? Fatemi sapere.
Anita T.

giovedì 15 aprile 2010

I tristismi

"Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia"

Ecco, questo sarà il mio futuro metro di giudizio.
Voglio coraggio, altruismo e fantasia.
Non mi interessano i pali al '95 o altro, il pareggio dignitoso, la sconfitta di un soffio, la vittoria sudata o il tonfo pesante.
Voglio una squadra che giochi bene prima di tutto, che sappia riportare i tifosi allo stadio, che sappia divertirsi e divertire, che sia fatta da pochi egoismi ma da tanti pronti al sacrificio.

Una squadra che vince perchè non si rinchiude più continuamente negli spogliatoi, perchè smette di parlare solo di organizzazione, moduli, tattiche, analisi e strategie; perchè quando scende in campo sa di avere le carte per vincere e allora ha la famosa "mentalità vincente"; una squadra che vince segnando sempre un goal in più degli avversari, all'attacco, e pazienza se ne prende qualcuno o se qualche volta perde. Una squadra in cui il CT non è messo continuamente in discussione.
Una squadra modello Selecao.

L'ha detto anche Matteo Renzi ieri sera a Tetris su La7. Basta con i tristismi, con quelli che dicono: "io l'avevo detto", quelli che sono sempre delusi, che non tirano i rigori per paura di sbagliarli. Basta con quelli per cui non bisogna mai accellerare troppo, non bisogna andare troppo oltre. Con quelli per cui i giovani vanno lanciati solo quando sono ben rodati.

In generale basta con i lamentosi, perchè poi Baggio anche se ha sbagliato un calcio di rigore rimane sempre Roberto Baggio.

Commento alle elezioni

La destra vince le elezioni regionali, un risultato deludente per il partito democratico.
Per le comunali non e’ andata diversamente abbiamo perso Mantova, Vibo Valentia e Comacchio.
Ancora una volta per colpa di una divisione tra noi e anche per pendenze giudiziarie.
Abbiamo "subito" alcune auto candidature vedi Emma Bonino nel Lazio, Vendola in Puglia, senza che il partito democratico potesse entrare nel merito.
La lega anche in Romagna ha conquistato una percentuale importante, stessa situazione per la proposta di Grillo.
Dobbiamo smetterla di sottovalutare questi movimenti.
Non basta stare in strada con la gente , bisogna avere anche delle cose da dire.
Dobbiamo valorizzare le realtà territoriali e rompere con la autoreferenzialità dei nostri dirigenti .

mercoledì 14 aprile 2010

A Montichiari hanno sospeso la Costituzione


Visualizzazione ingrandita della mappa

Nel paese dove il 24 maggio 2008 gli amministratori del Comune hanno patrocinato “l’ostensione del tanko” che assalì il Campanile di Giotto a Venezia sulla piazza del Municipio, dove anche il giorno prima di queste ultime regionali TUTTI gli spazi elettorali sono stati coperti dai manifesti leghisti, come ad ogni elezione…
Il circolo del PD di Montichiari, in risposta alla lettera del segretario Nazionale Pierluigi Bersani, che invitava i Circoli a mobilitarsi per radicare il Partito sul territorio, aveva pensato di animare due date importanti e simboliche per i valori fondanti del PD e di tutti i cittadini che hanno a cuore la democrazia: il 25 aprile con la ricorrenza del 65 anniversario della Liberazione e il primo maggio, al tempo della crisi economica. Le iniziative semplici e significative consistevano nella lettura di alcuni stralci della Costituzione, da fare in una piazzetta di Montichiari, con un sottofondo musicale e, per il primo maggio, un piccolo concerto per gruppi giovanili locali, in cui si invitavano i giovani a riflettere sui temi del lavoro, dei diritti, della precarietà. Le richieste di spazio pubblico, per le due manifestazioni, inoltrate il 22 febbraio e il 29 Marzo, come d’uso ai comandi di Polizia Locale, hanno avuto risposta solo il primo di aprile da parte del sindaco Elena Zanola, che afferma che “come da prassi consolidatasi negli ultimi 10 anni, gli spazi pubblici non vengono utilizzati dai partiti per manifestazioni politiche di alcun genere, ad eccezione delle occupazioni per i comizi e i gazebo in occasione della propaganda elettorale” … pertanto “le richieste non possono essere accolte”. I Partiti a Montichiari possono usufruire degli spazi pubblici solo per comizi o gazebo durante le campagne elettorali.
L’articolo 49 della nostra Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” e all’art 21 recita “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
Le decisioni dell’amministrazione monteclarense come definirle se non sospensione della Costituzione?

lunedì 12 aprile 2010

Succede anche altro, fuori dall’ombelico del Pd

Riporto quanto detto da Enrico Moretti sul blog dei GD di Rimini.

Da un lato si mantiene tonico l’arrapante dibattito sulle riforme (per ora si è arrivati ad un’ipotesi di semipresidenzialismo alla francese con o senza questa legge elettorale, con o senza accordo maggioranza-opposizione, guardando comunque agli Stati Uniti, senza prescindere -e come si potrebbe altrimenti- dalla bozza Violante; ovviamente, il tutto insaporito da un’abbondante spruzzata di riformismo: praticamente, è cosa fatta). Dall’altro, per non farci mancare nulla, prende corpo, grazie ad un articolo di Prodi, un altro imprescindibile tema: meglio l’attuale direzione nazionale o meglio dare tutto il potere in mano ai segretari regionali? Meglio, insomma, un partito ad impronta nazionale o fondato su base regionale? E, soprattutto, quale sarà il ruolo di Chiamparino in tutto ciò? Insomma, l’ennesima discussione tutta interna ed autoreferenziale (è questo il partito popolare?) e tutta sull’organizzazione. Del resto, di parole d’ordine, contenuti e idee ne abbiamo già troppe ed esposte troppo chiaramente. Meglio non esagerare: l’elettore potrebbe esserne sommerso.

Intanto, nel mondo di fuori, due piccoli avvenimenti.

A Lashkar Gah, in Afghanistan, tre medici italiani di Emergency sono da 72 ore nelle mani dei servizi segreti afgani. La solidarietà della “società civile” si è mossa: l’appello “Io sto con Emergency”, lanciato appena ieri sera, ha già raccolto oltre 90 mila adesioni, tra cui quella dell’ex comandante delle forze Nato per il sud-Europa, generale Fabio Mini; sabato a Roma è stata convocata una manifestazione a sostegno dei tre operatori. Persino dal governo, pur in mezzo alle deliranti parole di Gasparri e a diversi tentennamenti, è arrivata, perlomeno a parole, un’indicazione chiara, per bocca del ministro degli esteri Frattini: “Non li abbiamo abbandonati”. Dal Pd, neanche una parola, un commento, un fiato: nemmeno una dichiarazioncina per dire che aspettiamo l’evolversi degli eventi nel rispetto di tutte le posizioni (che, più o meno, è quello che diciamo sempre). Niente, zero carbonella.

Nelle stesse ore, in un ospedale in provincia di Milano, pare che una bambina nigeriana sia morta perché le cure gli sono state negate fino a quando non sono intervenuti i carabinieri perchè il padre, da poco disoccupato, non aveva potuto rinnovarle la tessera sanitaria. Anche qui, niente, se si esclude l’indagine avviata da Ignazio Marino, che lo ha fatto però in qualità di Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale.

Comunque, non bisogna essere pessimisti. In realtà, questo silenzio nasconde una strategia raffinatissima: se Emergency non potrà più lavorare in sicurezza in Afghanistan lo abbandonerà, tornerà in Italia, curerà tutti coloro che si troveranno nelle condizioni di quella sfortunata bambina e tutto sarà risolto.

La corte rinvia la decisione sui matrimoni omosessuali

L’attesa si prolunga. La corte costituzionale si deve pronunciare sul fatto che sia legittimo o meno impedire a coppie dello stesso sesso di sposarsi (rimando al post di Laura di qualche tempo fa, precedente al primo rinvio del giudizio da parte della corte). La prima volta che è stato rimandato era un fatto intelligente visto che altrimenti si sarebbero dovuti esprimere a ridosso delle elezioni regionali. Ora però non saprei che cosa bisogna pensare, cosa faranno i giudici? Spero riconoscano questo diritto, visto che i difensori sono ottimisti, non essendo scritto da nessuna parte che per sposarsi si deve essere un uomo ed una donna, e che il matrimonio riconosce la famiglia naturale (cioè che pre-esiste nella società rispetto allo stato). Però senza dubbio la decisione sarebbe molto coraggiosa nel nostro paese, visto che nemmeno il nostro partito, cioè il maggior partito di sinistra, è favorevole a tale parificazione. La lobby vaticana ha già pronte le sue schiere di avvocati, e soprattutto la situazione per la magistratura non è delle più rosee visti i continui attacchi che subisce, di certo aprire anche questo fronte diventa difficile. Allo stesso tempo credo sia anche arduo negare questo diritto, perché poi qualcuno ci dovrebbe spiegare su quali basi.

A questo punto si può solo attendere e sperare, sperare che in questo paese che sta venendo inghiottiti dalla spirale reazionario e omologatrice, si riapra uno spiraglio di progresso civile, che vengano riconosciuti i propri diritti a centinaia di migliaia di persone, ricordandosi però, come dal nostro partito siano arrivate parole contrarie e inopportune come tempistica, come in tutta la stampa il fatto si sia sottaciuto, come nel PD si lascino sottotraccia le tematiche dei diritti civili. Speravo che questa fosse una nostra battaglia, ma non si può avere tutto, sarebbe già molto vincerla!

giovedì 8 aprile 2010

Ancora una volta: Ru486

Ancora una volta siamo qui a parlare di fatti che visti da fuori sono assurdi. E’ veramente faticoso il dibattito italiano, se non irritante per quanto riguarda i progressi scentifici che migliorano la vita delle persone.

Dopo che commissini scientifiche (AIFA), altri paesi e medici prestigiosi e stimati ( qui Carlo Flamigni, qui Ignazio Marino) hanno detto che la Ru486 è sicura, che rispetta, anzi favorisce una migliore applicazione della legge contro gli aborti clandestini, la 194, da tutte le parti schiere di ignoranti scientificamente e di opportunisti politici continuano a speculare sul corpo della donna. Fa veramente tristezza come ogni volta si usano per proprio tornaconto questioni che riguardano la scienza e le singole persone (spesso si preferisce colpire il corpo femminile), di cui la politica dovrebbe prima informarsi e poi fare solamente rispettare i principi dell’autodeterminazione delle persone.

Quindi Englaro è un assassino, le donne che abortiscono sono delle assassine e devono espiare la loro colpa con la sofferenza più grande possibile, la procreazione assistita va contro natura ed uccide (sigh!!) gli embrioni.

Ora potrei stare qui a far polemica dicendo che ci sono istituzioni religiose che giocano con la vita della gente per ricattare i poteri politici sulle prebende da dare a scuole ed istituti religiosi, potrei dire che partiti politici di destra o centro si genuflettono a poteri altri per aggrazziarseli, ma è inutile e si scade nel solito scontro sterile.

Credo invece che c’è bisogno di una maggiore cultura scientifica, cioè quando si parla di questi temi non c’è bisogno sempre che sia presente un prete o qualcuno disinformato che disinformi le persone, credo sia necessaria una opposizione forte e dura che difenda l’autonomia della scienza e soprattutto la libertà di scelta delle persone.

Cose dette e ridette, sempre a combattere le stesse battaglie, purtroppo la strada per la libertà delle persone è lunga ed in Italia è molto difficile.

mercoledì 7 aprile 2010

Dove va il PD?



Le idee di Cuperlo sono spesso da ascoltare, questa volta ancora di più.

Tre i temi fondamentali toccati da uno degli ultimi politici del nostro partito:

- cos’è la Lega? un movimento illiberale con una visione simile al nazismo del suolo e della comunità

- l’astensionismo delle ultime elezioni, considerato reversibile, al quale occorre rispondere con un cambiamento radicale dell’offerta politica

- il fenomeno Grillo, nato dalla trasformazione della nostra classe dirigente in ceto politico, interessato solamente alla propria “sopravvivenza” e non al servizio della collettività.

sabato 3 aprile 2010

Chiesa come Ebrei?!?!?

Evviva il ribaltamento della realtà! La Chiesa (quella delle gerarchie Vaticane, non di certo la comunità dei fedeli) che si paragona agli Ebrei discriminati! Vergognoso, da una parte dei preti che sfruttando la propria figura per violentare dei bambini e, come sembrerebbe (no anzi, poche cautele, ci sono condanne e sentenze... come è), delle gerarchie che li coprono, e dall'altro persone discriminate e sterminate per dei pregiudizi e delle superstizioni (che tra l'altro la chiesa cattolica ha contribuito a produrre). Il ribaltamento della realtà, mischiato a dell'inconscio antisemitismo, paragonare vaticano ed ebrei colpiti per delle colpe individuali! Quali sarebbero le colpe individuali degli ebrei? di essere ebrei? Banchieri? o di rubare i bambini o quale altro pregiudizio? Invece se volessimo parlare delle colpe collettive Vaticane... il discorso sarebbe, ahimé un po' più serio e suffragato da prove, ma si sa i buoni sono i vincitori, e non il contrario.

giovedì 1 aprile 2010

Servono altri due Vendola: io e Renzi

Giuseppe Civati, 34 anni, è una delle eterne promesse della sinistra. La batosta del Pd alle urne, mentre i dirigenti nazionali non ammettono la netta sconfitta, lo costringe ad uscire allo scoperto: “Servono altri due Vendola per ripartire: uno al nord e sono io e l’altro al centro ed è il sindaco di Firenze Matteo Renzi”.

Diecimila preferenze alle Regionali, e non è la prima volta, ti inchiodano a una responsabilità, se non ora quando?
Non c’è più tempo da perdere, condivido e mi sto muovendo, ripartiremo da un’inziativa: magari in via Padova a Milano, la strada diventata simbolo della questione immigrazione.

Il Pd a queste elezioni ha perso oppure no come ha detto Bersani?
Il segretario non è in discussione, perché non possiamo cambiarne 20 in due giorni. Mi sono anche rotto i “cognomi” da questo punto di vista. Ma non possiamo permetterci di parlare ancora con un linguaggio che è quello delle tribune politiche anni ‘70 in bianco e nero.

Si riferisce alla conferenza stampa di Bersani post-voto?
E’ stata come le previsioni del tempo, da prendere al contrario. Vorrei dire a Bersani che non abbiamo preso un palo al 95° minuto, non troviamo la porta da vent’anni.

Ma la colpa è di Grillo e del suo movimento, non è d’accordo?
Figuriamoci. Quei ragazzi, come quelli del Popolo viola, rappresentano una naturale reazione. Ha ragione Vendola quando dice che è il nostro modo di intendere la politica ad esser fallito. Non sto dicendo che dobbiamo assorbire i grillini, i viola e gli altri movimenti. Con loro bisogna parlare, dargli un punto di riferimento, come ha fatto Vendola in Puglia con i ragazzi delle sue “fabbriche”.

Invece, anche per le prossime amministrative di Milano, ora c’è la corsa all’alleanza con l’Udc.
E’ da spararsi in testa. Non va a votare il 40% e noi ci preoccupiamo del 3% dell’Udc. Il partito dovrebbe essere più orgoglioso delle proprie ragioni e avere posizioni più nette. Invece in Veneto e Lombardia non abbiamo civiltà politica e al sud candidiamo con sufficienza De Luca e Loiero, che si dicono sicuri di vincere. Continuiamo a sbagliare tutto.

Non l’ha detto ancora chiaramente, ma è finalmente arrivato il momento di azzerare la classe dirigente oppure no?
Sì. Siamo fermi al ‘94, come Pompei dopo l’eruzione del Vesuvio. Con Plinio, il Vecchio non il Giovane. E il Giovane comincia a essere un po’ troppo vecchio anche lui. Tutto il Paese è così, non solo il Pd. Penso a Berlusconi, che almeno vince, ma anche ai giornalisti, a Santoro, è vero vince anche lui (negli ascolti, ndr). E nella finanza Geronzi è sempre una giovane promessa.

La Lega avanza anche nelle regioni rosse nel frattempo.
Colpa nostra. Immigrazione? Noi non affrontiamo il problema e quando lo facciamo diamo ragione alla Lega, inseguendola sul suo terreno, con la storia della “pancia della gente”. Basta. Noi siamo diversi da loro, dobbiamo fare un’opposizione massacrante contro la Lega: perché più prendono voti e più aumentano i tagli ai comuni? E’ questo il loro federalismo? Governano da molti anni ormai, il nord non ha guadagnato nulla.

In Puglia ha vinto Vendola, il candidato che il Pd non voleva, per la seconda volta.
Non ne basta uno di Vendola. Ne servono tre, uno al nord e uno al centro, perché dobbiamo ripartire dalle realtà locali: gli altri due sono Matteo Renzi ed io.

Siete diversissimi per storia personale e idee politiche…
Questa è l’idea di coalizione, di partito che ho. Oltre i simbolini da mettere insieme nello schema della vecchia Unione. Molto oltre. Pluralismo, non caciara e risse continue.

da Il Fatto Quotidiano

Se non ci si butta mai


Il day after dei risultati elettorali è chiaramente un momento di riflessione interna. Dalle prime battute sembra però che la riflessione non sia troppo seria, tanto per cambiare, ma continui o con il solito trasformismo politico o perseguendo strade ai più incomprensibili.

Tante parole: ritornare tra la gente, orecchio a terra, ecc... un leit motiv ormai consolidato utile per ogni sconfitta e per rinfrancare qualsiasi anziano militante, sempre fiducioso nel ritorno del "buon vecchio" PCI, delle sue mobilitazioni e della sua diversità.

A Roma la situazione è strana: se la nostra fatica è far capire all'elettorato la nostra alternatività, Massimo D'Alema chiede a Bersani di riposizionare la barca e intraprendere la linea delle riforme costituzionali e dell'abbattimento del bipolarismo, che secondo lui ha fallito (il problema è che non è il bipolarismo ad essere un fallimento, ma solo uno dei due poli). Forse è un messaggio in codice, altrimenti non capisco come la riforma dello stato possa riprendere il contatto con la società civile.

Un po' più seria l'analisi di Veltroni, al quale però è bene ricordare come lui stesso sia in parte responsabile del fallimento democratico. Tuttavia alcuni spunti sono significativi: necessità di presentare "una narrazione della società alternativa alla destra", "una promessa di cambiamento" vero e progressista, rifiuto alla ricerca ossessionata di alleanze ancora più ampie del vecchio Ulivo ma definizione di una propria linea alla quale gli altri si accoderanno.
Tutto condivisibile ma che non prende in considerazione una delle realtà più penalizzanti: la presenza di una classe dirigente che non rappresenta più una novità agli occhi dell'elettorato, che non può più stupire se non in casi isolati, che non presenta più idee se non la riproposizione di quelle passate. Allora viene ormai il momento di buttarsi, di scommettere su qualche giovane che possa stravolgere la situazione, perchè alle prossime elezioni voglio attendere i risultati con la speranza di vincere e non di tenere. Non si può sempre sperare in un pareggio.

Infine il solito culto della personalità, il merito o le colpe ricadono sempre sul singolo, in questo caso Bersani, e mai sul tutto: se siamo un partito dobbiamo assumere le responsabilità di un fallimento e tutti insieme dobbiamo ricreare le condizioni affinchè non si ricrei.

mercoledì 31 marzo 2010

Spunti

Ancora sulle regionali, riflessioni raccolte qua e là da Enrico Moretti.

Cominciamo dal fenomeno Grillo, con questa lettera riportata da Concita de Gregorio nel suo editoriale di oggi su “l’Unità”: «Ho votato Grillo per stanchezza, per desiderio di cambiamento senza grosse aspettative, per dare un segnale al Pd, perché stanca dei soliti meccanismi di potere. Non credo che il Movimento 5 stelle abbia tolto la “manciata utile”: se non ci fosse stato, non avrei votato. Lavoro in una biblioteca trasformata in istituzione dal sindaco Cofferati a fine mandato. Viviamo una situazione di abbandono senza precedenti dopo essere stati il fiore all’occhiello con Bologna capitale della cultura. Non riesco più a porgere l’altra guancia. Sono convinta che la manciata utile l’abbiano buttata nel cestino le mani che stanno smantellando il “modello emiliano” un pezzo alla volta, candidando personaggi impresentabili. A loro preferisco gli ingenui, gli inesperti: rappresentano di più il mio smarrimento, la mia confusione, il mio desiderio di cambiamento».

Ancora dallo stesso editoriale: “ Questo è un voto di delusione e di rabbia [...] verso un centrosinistra che ha disatteso le aspettative. Che rispetto a quel che l’elettorato chiedeva non ha avuto abbastanza coraggio: di cambiare la sua classe dirigente, di puntare sul rinnovamento, su logiche nuove e non solo su somme aritmetiche di alleanze possibili, su un progetto chiaro semplice e alternativo che fosse anche – come dice Vendola – un nuovo «racconto»”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore de “la Repubblica”, Ezio Mauro: “il Pd si è esercitato principalmente [...] nella costruzione di un “meccano” di alleanze, come se la politica fosse riassumibile dalla sola aritmetica, e come se l’identità e la natura di un partito non fossero più importanti di qualsiasi tattica. Gli elettori non sanno se il Pd è un partito laico, in un Paese in cui la Chiesa si muove come un soggetto politico; non sanno se è una forza di opposizione, con tutte le offerte di dialogo che alcuni suoi uomini specializzati rivolgono quotidianamente al Cavaliere, qualunque cosa accada; non sanno nemmeno se è di sinistra, in un Paese in cui la destra – e destra al cubo – mostra il suo vero volto in ogni scelta politica, istituzionale o sociale.

In più, c’è un problema di selezione delle élite, di politica dei quadri, di scelta dei candidati. Che senso ha candidare Loiero in Calabria, per poi fermarsi al 32 per cento? E che senso ha la guerra a Vendola, governatore uscente maledetto dal partito pochi mesi fa senza una ragione logica, e oggi salutato come il vincitore delle regionali da chi lo ha combattuto? La realtà è che il Pd ha un senso se è un partito nuovo non solo dal punto di vista delle eredità novecentesche, ma anche nella forma, nel metodo e nel carattere: un partito forte ma disarmato, nuovo in quanto scalabile, aperto perché contendibile”. Conclude poi Mauro: “C’è parecchio lavoro da fare… . Non ultimo, cercare un leader che possa sfidare il Cavaliere e vincere, come avvenne con Prodi: e cercarlo in libertà, anche fuori dai percorsi obbligati di età, di appartenenza e di nomenklatura. Forse, anche a sinistra è arrivata l’ora di un Papa straniero”.

Il “Papa straniero”, presumibilmente, è Vendola (così lo definiva anche Maltese ieri sempre su Repubblica). Ora, secondo me, come ha scritto Laura nei commenti di ieri, non si tratta di mettersi a lavorare per segare Bersani e sostituirlo con Vendola; qui si tratta di capire che il Pd ha bisogno di una robusta iniezione di contenuti, contenuti che Vendola (e Grillo) stanno rappresentando.

martedì 30 marzo 2010

Le mie analisi


Dopo il voto qualsiasi partito responsabile valuta quello che è successo per capire bene la società e quale futuro scegliere per sè.

Dal mio punto di vista occorre analizzare il voto su piani separati: quello locale, quello provinciale, quello regionale ed infine quello nazionale. Per confrontare i dati di questa tornata ritengo il voto alle Europee del 2009 quello per cui la comparazione sia più attendibile delle opinioni dell’elettorato e degli spostamenti di voto: comparare il voto delle attuali regionali (che possono considerarsi un’elezione nazionale visto il numero di elettori chiamati a votare in tutto il paese) con quello delle amministrative dell’anno scorso può deviare l’attenzione da una buona analisi. E’ chiaro infatti come alle elezioni comunali le variabili di voto siano altre rispetto ad una linea politica definita su base regionale o peggio nazionale; alle amministrative influiscono infatti altri fattori rispetto a quelli propriamente politici, come la popolarità e la credibilità di candidati sindaci o consiglieri, dell’una o dell’altra coalizione.

Partendo dal locale i risultati significativi sono tanti:

Il PD, e la coalizione di Errani, tengono bene nei comuni più importanti della provincia (di Rimini parlerò chiaramente dopo), anzi a Cattolica, Santarcangelo e Riccione il consenso attorno al nostro partito tiene o si rafforza. Tutti e tre questi comuni sono guidati da sindaci del PD, al primo mandato e scelti attraverso le primarie , per cui possiamo valutare il sostegno al centro-sinistra come un’ottima valutazione dei primi 10 mesi di governo. I risultati delle primarie per la scelta dei sindaci sono quindi da interpretare come una vera vicinanza del candidato vincente alla società civile, e non solamente al partito; una società civile in questo caso capace di selezionare ottimi amministratori e non semplici figurine elettorali.

Nonostante le tensioni interne, probabilmente nate nel periodo post-primarie, che i partiti di almeno due di questi comuni hanno passato, la nuova linea politica intrapresa sembra essere iniziata quindi con il piede giusto. Buono anche il risultato di Novafeltria, in cui è da segnalare oltre all’ottimo risultato del PD, la capacità di arginare il fenomeno Lega, molto presente negli altri comuni dell’Alta Valmarecchia.

Guardando al piano provinciale gli esiti sono differenti: il cattivo risultato di Rimini, il comune capoluogo e notevolmente più popoloso, traina al ribasso il buon lavoro effettuato dal Partito nella provincia. Lo 0,9% di aumento del Pd su base provinciale è quindi da legare alla “zavorra” Rimini, ancora in calo dopo il 33,2% dell’anno scorso al 32,46%: un lento declino a cui non sembra opporsi alcuna volontà specifica, se non isolata.

Sempre su base provinciale indicativi sono anche i voti espressi agli altri partiti:

L’Udc passa dal 4,4% al 3,1%, informare di conseguenza i leader di tale formazione sul loro peso in termini di rappresentatività, inferiore alla somma di Federazione della Sinistra e Sel-Verdi, anche loro pesantemente sconfitti da questa tornata elettorale. Informiamo anche i nostri di leader sull’importanza di tale partito per il futuro e sul loro vero peso.

Cala significativamente l’Idv, sicuramente in favore della lista Grillo, vera sorpresa di questo turno, che radicalizzerà le posizioni di Di Pietro per la prima volta in confronto con un movimento ancora più “puro” del suo.

Pdl e Lega nord rimangono stabili per quanto riguarda la somma dei voti, per cui è probabilmente l’elettorato di destra (fatico sempre più a chiamarlo di centro-destra) che si sposta all’interno della coalizione da posizioni vicine al Berlusconismo ad altre ancora più rivoluzionarie e squadriste come quelle della Lega.

Importante il gioco delle preferenze: l’Udc esprime 474 preferenze su 4591 voti pari al 10% dei voti ottenuti; Federazione della Sinistra 619 voti pari al 14%; la Lega 2442 pari al 15,74%; il Movimento 5 Stelle 1755 pari al 16,27%, l’Idv 838 pari al 8,51% dei voti, Sel 703 pari al 27,97% dei voti ottenuti. Il Partito Democratico ha espresso 13484 preferenze, pari al 26,44%.

Guardando alla coalizione vediamo quindi come un’ipotetica alleanza con l’Udc non necessariamente comporti uno spostamento di voti verso la nostra parte: il voto “controllato” risulta infatti il più basso di tutti i partiti che si sono presentati, escludendo l’Idv, partito chiaramente d’opinione e non presente veramente nel territorio.

Colpisce inoltre il dato della Lega, che del radicamento ne fa un vanto ma che non raggiunge buoni risultati dal punto di vista delle preferenze, e del Pdl, che giunge ad esprimere ben 21363 preferenze pari al 43,45% dei voti ottenuti, un dato su cui riflettere soprattutto riguardo al livello culturale dell’elettorato, sempre più basso, che non è più possibile dimenticare.

Per quanto guarda il dato regionale, la comparazione con le altre provincie emiliano-romagnole è disarmante per la nostra realtà: solamente Piacenza, con una Lega al 22%, fa peggio di Rimini per quanto riguarda il dato del Partito Democratico. La riconferma di Errani ha premiato il famoso “buongoverno”, ma i numeri della stessa dimostrano come sedersi sugli allori non sia più possibile nemmeno nel feudo emiliano. Il successo della lista 5 Stelle inoltre obbliga il Presidente ad intraprendere una forte innovazione nei programmi e negli uomini che li dovranno attuare; credibilità e capacità diventano, come dovrebbe già essere, imprescindibili per riconfermarsi nel governo regionale e locale e per creare una nuova classe dirigente capace di prendere in mano partito e amministrazione entro i prossimi 5 anni.

Passo al piano nazionale e chiudo.

Dire che è stata una vittoria non è possibile, non è possibile dire nemmeno che abbiamo tenuto. Abbiamo perso tutto il nord, tralaltro lasciandolo alla Lega, e il Lazio, nel quale nonostante una campagna del Partito Democratico non troppo esaltante, la candidata, radicalmente laica, Emma Bonino è riuscita a contendersi la vittoria contro lo schieramento Vaticano-Centro Destra ritenprando i sentimenti di una base che da tanto non viveva una mobilitazione così genuina. Campania e Calabria non le abbiamo perse, dopo gli ultimi governi Bassolino-Loiero semplicemente era impossibile vincerle. Teniamo al centro e in Liguria, magra consolazione dalla quale mi rinvigorisce solo la vittoria di Vendola, con un PD al solo 21%.

Ripensando a qualche mese fa possiamo vedere come le regioni nelle quali i candidati sono stati scelti dalle primarie sono state tutte ben riconfermate con l’esclusione della Calabria, Toscana, Umbria e Puglia hanno tutte ottenuto ottimi risultati. Tanti sono i vantaggi delle primarie, una campagna elettorale che comincia prima, una selezione forte e rappresentativa della classe dirigente, una mobilitazione positiva e democratica del nostro elettorato.

Dal voto è fondamentale capire come le elezioni non si vincano più ricercando l’appoggio di un centro moderato che non esiste più. Il centro “cattolico”, come viene spesso definito, è spappolato, inesistente, e a ben analizzarlo penso sia anche reazionario dal punto di vista dei diritti e clientelare dal punto di vista dei soldi. Le elezioni si vincono radicalizzando le proprie posizioni, Pdl-Lega docet, senza rincorrere fasce di elettorato inesistenti ma creandone uno proprio, culturalmente affine, compatto nelle intenzioni di voto. Siamo nella seconda repubblica e non dobbiamo ricadere in tentazioni proporzionalistiche che ricreerebbero un grande Ulivo, non-credibile politicamente e sul piano dei programmi.

Spero che non inizi un attacco alla leadership di Bersani, spero però che la linea politica fino ad ora seguita sia cambiata fortemente… per l’alternativa.

lunedì 22 marzo 2010

Intervista a filippo Pecci


Riporto qui l'inizio dell'intervista a Filippo Pecci, uno dei coordinatori del Comitato I Marzo di Rimini, e iscritto del nostro partito di Santarcangelo, rilasciata al blog del circolo di S.Giuliano (dove c'è completa) visto il ruolo che ha svolto e il successo della manifestazione a difesa dei diritti degli immigrati.

1)Perché ti impegni (e sottolineo la parola impegni) nel PD?
Perché non riesco ad accettare che ciò che non funziona non si possa cambiare e migliorare. Il PD, al contrario di quanto pensano tanti miei coetanei, è il vero veicolo del cambiamento possibile. Per questo mi impegno in questo partito, perchè penso che sia la miglior occasione che la sinistra ha per cercare di cambiare davvero qualcosa.

2) La tua percezione della provincia di Rimini intesa come territorio socio/culturale/economico?
Penso che molti aspetti della nostra provincia siano migliori rispetto ad altre zone di Italia. Chiaramente però non mancano alcune ombre. Ad esempio: io abito a Montescudo, quindi nell'entroterra. La sensazione qui, ai confini della provincia, è che le amministrazioni ed i partiti concentrino tutti i loro sforzi e le loro attenzioni verso il mare ed il turismo, lasciando questi territori a sé stessi. In più mi sembra evidente che il malcontento per gli ultimi anni di amministrazione del territorio sia abbastanza diffuso, quindi penso che sia necessario un vero e proprio colpo di reni, per far ripartire la tanto conclamata politica del buongoverno.


venerdì 12 marzo 2010

Ribellatevi

Non me lo aspettavo, devo essere sincero, ma è stata una piacevolissima sorpresa. Martedì sera alla cena di autofinanziamento per la campagna elettorale di Roberto Piva è intervenuto Vasco Errani ed è stato “illuminante”… definirei così il suo intervento, la cui parola d’ordine è stata una, semplice e forte al tempo stesso: ribellatevi.

Ribellatevi ad una cultura individualista e sempre più razzista che le destre stanno introducendo in Italia.

Ribellatevi con la forza delle idee e della ragione.

Ribellatevi contro chi vi dice che la politica fa schifo, perchè sono quelle le persone che vorrebbero rimanere da sole a decidere il destino di tutti.

Ribellatevi contro chi dice che la questione morale in Italia non c’è e contro chi dice che sono tutti uguali.

Questa è la linea, radicale si, ma l’unica che ci potrà permettere di tornare egemonici dal punto di vista culturale. Non sono io ad affermare questo, anzi prendo proprio spunto da un bellisimo intervento di Piero Ignazi alla scuola di formazione politica creata dal gruppo Giovani Democratici di Riccione. Le elezioni ormai si vincono solo radicalizzandosi sulle proprie posizioni, rinunciando a qualsiasi pragmatismo ma rivalutando le proprie idee e comunicandole ad una società civile stanca dei mille compromessi a cui il sistema partitico li ha ormai abituati.

Vai Vasco

sabato 6 febbraio 2010

Un sabato qualunque, un sabato italiano

Si parte da Montezemolo, che dichiara che come presidente della Fiat lui non ha mai ricevuto un euro dallo stato; Massimo Mucchetti racconta una storia diversa; come una storia diversa è l’analisi di un paese fatta da Luciano Gallino, tra aiuti, finanziamenti ma senza nessuna prospettiva.

Si passa per Gianfranco Fini, che con il suo aplomb istituzionale spiega come il legittimo impedimento, legge ad berlusconem più che ad personam, sia necessario per evitare il processo breve. Storia già sentita ma da sponde diverse. Gianfranco elogia anche il comportamento “indipendente” di Casini, un po’ di qua e un po’ di là in queste strane regionali. Nei giudizi su Fini d’ora in poi mi ricorderei queste cose, giustizia, alleanza… uno scafato politico da Prima Repubblica. Non scambiamolo per un buon leader.

E infine qualcosa di noi, un Verini che ci spiega come Veltroni non sia un capo-bastone, d’altronde quale tesserato non istituisce una Fondazione di scuola politica; molto interessanti sono anche le diatribe interne ad Area Democratica, un buon esempio di sotto partito all’interno di un partito del centro-sinistra, c’è tutto: ex-dc ed ex-pci, laici e cattolici, lotte interne ecc…

Infine Marino, che riunisce i suoi, per far cosa? una corrente?
Non facciamoci sempre del male.

martedì 2 febbraio 2010

Immigrato non vuol dire criminale

A fronte dell’episodio che si è verificato in questo fine settimana a Santarcangelo di Romagna in cui un immigrato si è reso protagonista di un gesto di alto respiro e sensibilità civica, il Partito Democratico di Santarcangelo invita tutti i cittadini e tutte le forze politiche locali a partecipare in data Mercoledì 3 febbraio alle ore 21.00 sotto i portici del comune ad una mobilitazione collettiva di riflessione contro il crescente clima di discriminazione per rompere il falso legame tra immigrazione e criminalità.

La stessa serata sarà il momento per lanciare l’iniziativa del PD santarcangiolese sullo stesso tema prevista per domenica 28 febbraio e sensibilizzare i presenti all’iniziativa nazionale del primo marzo (giornata di sciopero degli stranieri).

Filippo Sacchetti

domenica 31 gennaio 2010

L'accordo sui programmi


In Liguria il governatore uscente Burlando si ripresenterà alle prossime elezioni a capo di una coalizione in cui sarà presente anche l'UDC.
Certo, quest'alleanza, non ha fini elettorali ma si basa su una vicinanza programmatica tra il PD ligure e l'UDC.
Vediamo però quali sono i punti di incontro di questa "Santa Alleanza":
- collaborazione tra sanità pubblica e sanità privata (un ente pubblico dovrà d'ora in poi incentivare la sanità privata!)
- effettiva libertà di scelta educativa (che in pratica vuol dire finanziamento anche agli istituti privati, spesso di orientamento religioso)
- attenzione al valore fondamentale della famiglia (quale famiglia? quella fondata sul matrimonio religioso o quelle presenti nella società? difficile da capire leggendo le posizioni del commissario UDC Monteleone)
Se questi sono i programmi è difficile pensare che possano essere di una coalizione progressista e liberale. Magari è il programma della coalizione di centro-destra!

giovedì 21 gennaio 2010

Giorgio Galli - Panorama 1974


Molti si chiedono per quale motivo, mentre il Paese è alle prese con gravi problemi, primo fra tutti la difficile situazione economica, si riproponga il problema della laicità. Si sostiene che la questione è anacronistica, fra poco qualcuno riterrà che è una "tegola che ci è caduta sulla testa".
Invece non è così. Se siamo alle prese con la laicità, è perchè il nostro sistema politico è poco attrezzato per risolvere i problemi in successione man mano che si presentano. Così i problemi non risolti ieri si aggiungono a quelli da risovere oggi e la situazione si fa sempre più difficile.
Poichè il compito dei sistemi politici è quello di rispondere alle domande poste dalla collettività, il funzionamento di un sistema si inceppa quando queste domande si accavallano assommandosi o si presentano in una sequenza disordinata.
Tra le crisi di passaggio che si presentano nei sistemi politici occidentali, la crisi di secolarizzazione, che porta a stabilire quale sia il ruolo della Chiesa e quale quello dello Stato, in genere precede le crisi successive che concernono la legittimazione, la partecipazione, l'industrializzazione, l'urbanizzazione e la distribuzione del reddito.
Il cattivo ordine di sequenza con cui questi problemi furono affrontati in Italia spega le difficoltà del nostro sistema politico. E spiega perchè dobbiamo ancora chiarire se nel nostro paese debba prevalere il diritto civile oppure quello canonico, mentre dovremmo affrontare i problemi del futuro.

venerdì 8 gennaio 2010

Apartheid

Questo è il nostro paese! Giovani sparano dalla macchina su dei lavoratori immigrati e il nostro governo che fa? Assicura più durezza contro l'immigrazione clandestina! Non contro l'illegalità, non contro la pax mafiosa che ora verrà reimposta con la violenza a chi vorrebbe vivere dignitosamente e libero. Il problema di Maroni sono gli immigrati, ovviamente da buon leghista ( o nazista?! uhm... sottile la differenza), non di certo la mafia! La mafia? quale mafia? I patrioti come Mangano? o Previti? Non scherziamo... Eroi! Ma il paese non è poi distante da questo, la maggioranza silenziosa se ne frega o peggio fa finta di non capire le motivazioni, non usa la carità cristiana delle nostre (loro...) radici, ma rimane scossa dalla devastazione dei disperati. Li disprezza e li reclude nel ghetto e nell'ombra. Almeno solidarietà e partecipazione allo sciopero degli stranieri, che paralizzi il paese e faccia capire che gli immigrati esistono e che pretendono i loro diritti.

martedì 5 gennaio 2010

L'uguaglianza è felicità

Sto leggendo un interessante libro: 'La misura dell'anima. Perchè le diseguaglianze rendono le società più infelici', in cui i ricercatori Richard Wilkinson e Kate Pickett analizzano le società ricche del globo e degli Stati Uniti. Emerge una situazione veramente interessante, gran parte delle questioni sociali e sanitarie, ad esempio speranza della vita, disagio giovanile, obesità, suicidi, depressione, utilizzo di psicofarmaci, malattie mentali, violenza, bullismo, mobilità sociale, rendimento scolastico... sono correlati strettamente con il grado di disuguaglianza delle società che li producono.

Ovviamente non è l'unico fattore, probabilmente conteranno molto o altrettanto libertà personale, relazioni interpersonali e fattori culturali, ma è sorprendente come questo tema che per gli ultimi due o tre secoli è stato portato avanti come fatto di giustizia, di umanità, lo si può iniziare a considerare come un tema misurato scientificamente cruciale per il benessere delle persone, per la loro felicità. Una società più egualitaria va ha beneficio anche di chi è più ricco, tutti i componenti della società ne traggono beneficio, fatto straordinario! Favorisce la creazione di reti di relazione tra le persone, cosa che ricerche degli ultimi tempi dicono aumentare la salute fisica delle persone a causa del benessere psicologico. Quindi una società egualitaria è migliore, non per astratte ideologie socialisteggianti, ma perchè la ragione ci dice che le persone sono più soddisfatte e felici in quelle società.

Gli studiosi ci dicono che la felicità della persona non è solo un fatto individuale, da cercare dentro se stessi, ma dipende fortemente dalla società in cui si vive, e quali sono le società che la favoriscono, sta poi alla politica lottare affinchè queste teorie vengano applicate alla realtà e non relegarle a velleitari utopie.


lunedì 4 gennaio 2010

La bozza violante


Riforme, Costituenti, Condivisione, Bipartisan...

Mettere al centro del dibattito politico la ricerca di riforme istituzionali è un affronto agli elettori di destra e sinistra.
Ricercare un accordo sulla bozza Violante, sulle leggi ad personam, sul legittimo impedimento.
Basta.

Ritorniamo a pensare al nostro sistema paese, ad una riforma comprensibile da tutti (perchè la parola "riforme" in sé non vuol dire assolutamente nulla) del nostro sistema economico che porti a valorizzare le tante imprese che fanno produzione e non finanza, la responsabile della crisi che stiamo attraversando.
Immaginiamo una modifica dei nostri ammortizzatori sociali che sappiano dare garanzie a tante di quelle persone che oggi non sono tutelati affatto.
Se da tutte le grandi crisi passate siamo usciti con un sistema sociale più garantista, oggi non ne sentiamo nemmeno parlare di dare più garanzie, sentiamo solo dire che l'Italia non deve essere più una Repubblica fondata sul lavoro.
Portiamo al centro del nostro discorso i diritti e la partecipazione, i programmi e le nostre idee per il futuro.

Ci troviamo di fronte un'Italia stanca, esasperata dalle lotte di potere, desiderosa di determinare il proprio destino, e che non attenderà ancora per tanto un Partito che guarda le proprie "quote" e non il nostro destino.