venerdì 30 ottobre 2009

La democrazia non si esaurisce nel voto



A partire da martedì 3 novembre, l'amministrazione comunale organizzerà un ciclo di incontri nelle frazioni del territorio, oltre che nel Capoluogo, per confrontarsi con la città sulle scelte riguardanti il Bilancio di previsione 2010. Quali investimenti effettuare, quali servizi sostenere tenendo conto delle minori risorse disponibili e dei vincoli imposti dal Patto di Stabilità.

“La parola che meglio riassume questa importante campagna di comunicazione voluta dall’Amministrazione comunale sul Bilancio è proprio insieme. Non a caso, il titolo che abbiamo voluto dare al confronto sui temi del Bilancio, Io dico la mia quindi partecipo, richiama il valore e il significato della partecipazione quale imprescindibile strumento di democrazia per una collettività”.

I risultati delle primiarie a Santarcangelo


I risultati delle primarie nel comune di Santarcangelo.

Per l'elezione del segretario nazionale:
votanti: 1616
voti validi: 1586

Bersani 912 preferenze pari al 57,5%
Franceschini 404 preferenze pari al 25,47%
Marino 270 preferenze pari al 17,02%

Per l'elezione del segretaio regionale:
votanti: 1616
voti validi: 1583

Bonaccini (Bersani) 860 preferenze pari al 54,33%
Bastico (Franceschini) 458 preferenze pari al 28,93%
Casadei (Marino) 265 preferenze pari al 16,74%

Nadia Urbinati


Fuori dalla bolla c'è un'altra Italia. Va cercata, trovata, rappresentata.

mercoledì 28 ottobre 2009

Costretto a citare Pisanu


Gran attivismo sul fronte delle Fondazioni: D’Alema (Italiani Europei), Fini (Fare Futuro), Montezemolo (Italia Futura), la sua, Medidea. Correnti al posto dei “vecchi” partiti?

«Non direi. Ho l’impressione però, che le Fondazioni siano nate per supplire a evidenti carenze di partiti politici che non riescono più a funzionare come “intellettuale collettivo” e a confrontarsi con la forza delle idee».

Cita Gramsci...

«Il suo moderno principe aveva testa e cuore, oltre ad una volontà egemonica che certo non rimpiango».

Nonostante la lontananza politica dall'ex-ministro del governo Berlusconi, distanza che vorrei potesse solo aumentare, non si può non concordare sull'analisi, uscita ieri sull'Unità, che Pisanu fa sulla causa della proliferazione delle sedicenti fondazioni.
Speriamo che il nostro nuovo Segretario sappia invertire questa tendenza riportando l'elaborazione politica all'interno del Partito.

FlashBack


Dopo che per un decennio gli elettori della sinistra ci hanno chiesto unità, e di pensare alla politica e non alle trame di palazzo finalmente avevamo un grande partito, che almeno in potenza, questo doveva fare: pensare solo a fare politica ed essere il rappresentante della sinistra. Però al solito, non abbiamo nemmeno finito di celebrare il nuovo segretario, che partano le strategie di palazzo: Rutelli che si prepara a creare il grande centro, gente che firma documenti di scissione, D'Alema che tiene rapporti e tesse trame con i scissionisti, il segretario che è pronto a dialogare con Berlusconi se smette di aggredire. Mancavano solo i secessionisti a sinistra ma per una questione tecnica, tutti quelli che potevano se ne sono già andati e comunque, per di là ormai ci sono rimasti pochi terreni fertili dove mettere su casa. Prima tutti a strapparsi i capelli per ogni secessione ed ora tutti felici che se ne va un pezzo del partito, a volte mi sembra che non sappiamo dove sbattere la testa. Sia ben chiaro anche a me Rutelli è sempre stato odioso, come altri suoi amichette e amichetti del resto, ma allora a che serve il PD? E poi soprattutto se dopo ci dobbiamo alleare con questo fatidico grande e nuovo centro non era meglio tenersi sta gente che essendo minoranza nel partito ha meno potere di contrattazione rispetto ad essere cruciale per mantenere una maggioranza di governo, che comunque appare ben lungi dall'essere prossima a venire. Speriamo nel nuovo segretario, e aspettiamo di vedere che faranno questi grandi strateghi politici nelle prossime ore.

Francesco Rutelli

mercoledì 21 ottobre 2009

Perchè ho scelto Marino

L’altra sera Ivano Marescotti che tutti conosciamo a Santarcangelo per essere colui che ha portato in teatro i monologhi di Baldini si è presentato nella nuova veste di sostenitore della candidatura di Ignazio Marino alle primarie del PD.

Mentre ascoltavo tutte le condivisibili ragioni di necessità di cambiamento, di delusione nel progetto PD ma di bisogno che invece funzioni, mi è venuta in mente una poesia di Baldini, si intitola “Basta!” e dice così:

“E pu basta, a m so stoff, l’è tott i dè cumpagn,u n s nu n po’ piò.

A m vì fè crèss i bafi!”

La rivoluzione minima, non ne posso più ma tutto quello che riesco a fare, il cambiamento più grande che riesco a produrre è….farmi crescere i baffi! Non conosco una sintesi migliore per raffigurare il desiderio di cambiamento insieme alla consapevolezza che niente cambierà, perciò ci si accontenta delle cose minime e ci si illude che siano grandi, importanti, epocali.

Nell’aria c’è questo.

Un centro sinistra che non riesce a ricostruirsi e la riproposizione continua di visi e strategie vecchie, che non hanno funzionato e che tantomeno funzioneranno in futuro.

Ma attenzione, dire che il pd non funziona, dire che è necessario un cambiamento, non vuol dire far finta di cambiare, o riempirsi la bocca di novità nebulose che si riducono appunto a un paio di baffi!

Questa volta abbiamo bisogno di sostanza, solo la sostanza e l’esempio rendono credibili, non c’è altra strada. Marino rappresenta questo. Sono anni che diciamo che siamo stufi di politici di professione, bene, Marino è un chirurgo, di fama internazionale.

Ho letto il suo libro, ne ho condiviso ogni parte, i valori di un uomo libero, che crede nella libertà e nelle capacità individuali, nel lavoro, che sostiene fortemente lo stato sociale, la solidarietà e i diritti civili e poi tanti viaggi, tante esperienze, grande capacità di prendere decisioni, onestà intellettuale, determinazione nel credere che si può cambiare, si possono migliorare le cose, con l’impegno, la volontà ,la capacità di accettare nuove sfide, con coraggio e senza convenienze personali; il difetto che gli riconosco è quello di non essere un grande oratore, ma forse anche qui è ora di un po’ di sobrietà in un paese che di parole e proclami , promesse e discorsi ne ha ascoltati anche troppi.

Mi sono detta, era ora!

Finalmente qualcuno credibile che si alza in piedi e parla chiaramente di contenuti, e dice dei si e dei no! Niente ma, niente forse, niente vedremo. Solo pochi esempi: parla di POLITICA ENERGETICA e dice: “Stupido lasciare una fonte non rinnovabile e sporca come il petrolio per affidarsi ad un’altra fonte altrettanto non rinnovabile e molto più sporca. La ricerca deve andare verso le fonti pulite e rinnovabili con decisione.” Di DIRITTI CIVILI PER TUTTI: (sembra strano doverlo ribadire nel 2009!) “I cittadini sono uguali di fronte alla legge ed hanno gli stessi diritti e doveri senza differenza alcuna rispetto alla provenienza, al genere, alle inclinazioni sessuali.” Parla di SOSTEGNO DEL MERITO: “dare fiducia ai cittadini creando sistemi di controllo che premino il merito in ogni ambito, a scuola, nel lavoro, nei servizi, sistemi internazionali che esistono e che dobbiamo importare anche in Italia”. Di POLITICA DELL’ACCOGLIENZA: ”Il Partito Democratico rigetta l’idea di un paese che respinge in mare chi cerca di approdare sul nostro territorio senza curarsi del loro destino, o che rifiuta le cure sanitarie a chi non è burocraticamente in regola”. E pone l’accento sulla LAICITA’ COME METODO, un fatto fondamentale per l’Italia. Porsi in un’ottica laica significa preoccuparsi di fondare principi generali e regole dello Stato ai quali tutti devono attenersi, ma all’interno dei quali ognuno può trovare la propria posizione. In maniera del tutto erronea il principio di laicità viene opposto come contrario ai valori cattolici. Se lo Stato (che è laico e che considera il matrimonio un contratto tra due persone) ammette il divorzio, questo significa forse che i cattolici (che invece lo considerano un Sacramento) siano costretti a divorziare? Se si approvasse un testamento biologico nel quale ognuno avesse la possibilità di decidere quali presidi medici accettare in caso si trovasse nell’impossibilità di esprimere una volontà, qualcuno vieterebbe forse ad un cattolico di fare la propria scelta e pensando che la vita è sacra sempre e comunque prolungarla fino a quando la tecnologia lo consente? Una visione laica consente scelte personali (voglio essere attaccato alle macchine, non voglio essere attaccato alle macchine, voglio essere alimentato artificialmente, non voglio essere alimentato artificialmente ecc.) dentro regole definite uguali per tutti (lasciare un testamento per iscritto, sottoscritto e datato che attesti la volontà del singolo sempre e solo su sé stesso).

Proprio ieri c’è stata la proposta di un’ora di religione mussulmana a scuola e Marino ha risposto: “perché non Ebrea, o Ortodossa, o Indu, o Buddista?” Se è legittimo l’insegnamento di una religione, poi di due, perché non di tre o quattro? La scuola (pubblica e laica) dovrebbe fornire un’ora di storia delle religioni, sarebbe uno strumento importante per capirsi, conoscere il significato delle rispettive usanze e tradizioni, valorizzarne i punti in comune utili all’integrazione e alla convivenza delle persone, ma il Catechismo va lasciato alla Chiesa, alle Chiese. Questo vuol dire essere laici, costruire le regole generali entro le quali ognuno può applicare il proprio credo, i propri valori, questo amplifica l’idea di convivenza civile.

E’ importante che il 25 ottobre, dalle primarie del PD esca una nuova classe dirigente e questo succederà solo con l’affermazione di Ignazio Marino.

E’ importante che il 25 ottobre, in tanti ricompiano l’atto di fiducia di alzarsi e andare a votare, per dimostrare che un partito che si rispetti sceglie democraticamente il proprio leader dal basso, e che questa volta cambiamo sul serio e finalmente entriamo nel XXI secolo!


Paola Donini

Marescotti allo Zoe Cafe


Per chi non ha avuto occasione di partecipare all'evento ecco l'articolo uscito su La Voce, che descrive la splendida serata a cui hanno partecipato molte persone.

lunedì 19 ottobre 2009

Corsi e ricorsi storici

Rubrica “La sedia sdraio” di Enrico Moretti

L’articolo di Marco Travaglio pubblicato oggi su “Il Fatto Quotidiano” aiuta, come dire, ad “inquadrare” l’attacco subito dal giudice Mesiano.

Mangano e manganello
“Ma quanto rumore e quanta indignazione per così poco”, scrive sul fu Giornale Mario Cervi, che si proclama erede universale di Montanelli, forse immemore di quel che scriveva già nel ’94 il grande Indro sulla Voce a cui collaborava anche lui: “Oggi, per instaurare un regime, non c’è più bisogno di una marcia su Roma né di un incendio del Reichstag, né di un golpe sul palazzo d’Inverno. Basta la sovrana e irresistibile televisione”. Da due giorni, grazie al servilismo di Claudio Brachino e dei suoi telekiller, abbiamo un’altra prova su strada del regime dei telemanganelli: il pedinamento del giudice dai calzini turchesi. Nulla di nuovo sotto il sole. Raimondo Mesiano è stato, finora, persino fortunato. In questi 15 anni c’è chi, essendosi messo di traverso sulla strada del Cavalier Padrone facendo soltanto il proprio dovere, se l’è vista anche peggio. Nel 1993 un giovane di Ravenna, Gianfranco Mascia, lancia i comitati BoBi (Boicotta Biscione). Il primo avvertimento anonimo gli arriva sul telefonino: “Smettila di rompere i coglioni. Sei una testa di cane. Bastardo. Vi spacchiamo il culo. Gruppo Silvio Forever”. Il 24 febbraio 1994, a un mese dalle elezioni, Mascia viene aggredito da due uomini a volto scoperto che lo immobilizzano con il filo di ferro, gli otturano la bocca con un tampone e lo violentano con una scopa. Il portavoce bolognese del Bo.Bi, Filippo Boriani, consigliere comunale dei Verdi, riceve per posta una busta con una lingua di vitello mozzata e un biglietto: “La prossima sarà la tua”. Edoardo Pizzotti, direttore Affari legali di Publitalia, viene licenziato su due piedi nell’autunno ‘94, dopo il rifiuto di coprire le attività illegali per inquinare le prove delle false fatture di Dell’Utri & C. Subito riceve telefonate minatorie e mute a casa sua, che – tabulati alla mano – provengono da Publitalia. L’anno seguente viene chiamato a testimoniare contro Dell’Utri al processo di Torino: subito dopo due figuri dal forte accento campano lo avvicinano nel centro di Milano e lo salutano così: “Guarda che ti facciamo scoppiare la testa”. Nel luglio 1995 Stefania Ariosto inizia a raccontare a Ilda Boccassini quel che sa sui giudici comprati da Previti con soldi di Berlusconi. La notizia rimane segreta per sette mesi, ma non per tutti. Alla vigilia di Natale un pony express recapita all’Ariosto un pacco dono:una scatola in cui galleggia nel sangue un coniglio scuoiato e sgozzato, con un biglietto d’auguri: “Buon Natale”. Sei mesi dopo, a Camaiore, un incendio doloso polverizza la villa di Chiara Beria di Argentine, vicedirettrice dell’Espresso, che all’Ariosto e alla Boccassini ha dedicato numerosi servizi. Il leghista Borghezio parla di “attentato di stampo mafioso” e invita il governo a verificare se esso “sia da ricollegarsi con la recente inchiesta sui loschi affari legati a un pool di magistrati e avvocati romani in concorso con noti esponenti politici e imprenditoriali”. La Lega conosce bene quei metodi: per cinque anni, dal ’94 al ’99, Bossi & C. vengono linciati a reti unificate dopo avere rovesciato il primo governo Berlusconi. Poi tocca ai pool di Milano e di Palermo. E ai giornalisti sgraditi: Montanelli, Biagi, Santoro e, ultimamente, Mentana, Boffo e Mauro. Anche Fini e Veronica Lario assaggiano i manganelli catodici, mentre la testimone dello scandalo Puttanopoli, Patrizia D’Addario, riceve strane visite in casa e alla sua ex amica Barbara Montereale esplode l’automobile. Tutte coincidenze, si capisce.

domenica 18 ottobre 2009

Alleluia! Alleluia!

finalmente il dibattito a tre






Squadrismo mediatico

da la rubrica “La sedia sdraio” di Enrico Moretti




Il giudice Raimondo Mesiano ha di recente condannato la Fininvest a risarcire la Cir dell’Ingegner Carlo de Benedetti per 750 milioni di euro. Condanna civile di primo grado, appellabile, conseguenza della causa penale passata in giudicato che ha accertato come Cesare Previti, avvocato della Finivest, abbia corrotto, con soldi della Fininvest, il giudice Vittorio Metta affinchè quest’ultimo trasferisse la proprietà della Mondadori da De Benedetti a Silvio Berlusconi.
Quest’oggi “Mattino Cinque” manda in onda un servizio nel quale si mostra il giudice, ripreso a sua insaputa, che passeggia per Milano, si reca dal barbiere e poi ai giardinetti, mentre l’ autrice del pezzo “riflette” sul numero di sigarette da lui fumate e sul colore dei suoi calzini e ciancia di presunte “stravaganze” nel suo comportamento, con l’evidente intento di farlo passare per matto, disturbato, instabile. Del resto, quando ti toccano “la roba” …

giovedì 15 ottobre 2009

Real Politics


Ora qualcuno mi spieghi se questo è portare la pace e la democrazia? Oppure non è un modo per avere ritorno mediatico e basta, sulle spalle dei nostri contribuenti ma soprattutto sulla vita di altri esseri umani. Bella figura, anche se c'è da dire che è nella media delle prestazioni di questo governo, con il finale classico: denuncia dei mezzi di informazione appartenenti alla grande congiura comunisti - poteri forti - banche - stati stranieri - magistratura - babbo natale - gesù cristo.

Tanti finali per un congresso

Torna la rubrica di Enrico Moretti tenuta sul blog della giovanile di Rimini

Rubrica “La sedia sdraio”

Eugenio Scalfari

Eugenio Scalfari

Mentre tiene banco la proposta di Eugenio Scalfari, numerose altre personalità hanno espresso la loro opinione su come debba essere eletto il nuovo segretario del Pd. Eccone alcune.

Pum, Crash, Sbang!!! Ispirandosi alla loro lunga carriera cinematografica, Bud Spencer e Terence Hill hanno avanzato la seguente idea: “Perchè i tre candidati non si riuniscono in un saloon insieme ad una ventina di brutti ceffi come comparse e se le danno di santa ragione? Vince l’ultimo che resta in piedi!”. Franceschini si è già iscritto in palestra. Da avvertire Bassolino per trovare le comparse.

Lasciatemi cantare Preoccupata di non riuscire ad eguagliare il risultato di Bonolis dello scorso anno, Antonella Clerici ha avanzato al Nazareno la proposta ufficiale di nominare segretario chi tra i tre vincerà Sanremo. Franceschini sta già scaldando la voce.

Birra & salsiccia Il congresso del Pd oltrepassa i confini nazionali e appassiona anche la Germania: Otto von Krautus, campione nazionale del popolare concorso “Quanto son buoni i wurstel!”, soprannominato amichevolmente “betoniera che cammina”, suggerisce il più classico dei modi per chiudere il congresso. “Perchè non si sfidano ad una bella gara di birra e salsiccia?” Franceschini sta già digiunando da due giorni.

GF 10 Dispiaciuta per la scarsa durata del congresso, Alessia Marcuzzi viene in soccorso ai democratici, invitando i tre candidati a partecipare alla nuova edizione del Grande Fratello, che durerà eccezionalmente sei mesi. Franceschini è disposto ad accettare, a patto che Bersani e Marino stiano nel tugurio.

Baywatch Pd David Hasselhoff, attore noto per aver interpretato Mitch Buchannon, protagonista della popolare serie Baywatch, venuto non si sa come a conoscenza del congresso del Pd e per nulla interessato alla cosa, non ha comunque voluto far mancare la sua opinione. “Organizziamo una bella gara di moto d’acqua qua da noi, in California, e chi vince vince”. Franceschini non è contrario, ma preferirebbe i lidi ferraresi perchè sono più vicini a casa.

mercoledì 14 ottobre 2009

Brutta giornata

Qui sul blog di Andrea Sarubbi il racconto di come è andata la bocciatura del testo di legge proposto da Paola Concia contro l'omofobia. Purtroppo la maggioranza che abbiamo in parlamento è questa...

Intervista a tre

il metodo di intervistare de Le Iene non mi entusiasma ma almeno c'è stata una specie di confronto tra i tre candidati

martedì 13 ottobre 2009

Picconaggio alla ditta


Alla convenzione nazionale di domenica scorsa ho sentito dire da Pierluigi Bersani qualcosa come "Bisogna smettersela di picconare la ditta". Con tutto il rispetto mi sono sentito preso in causa, perché appoggio la mozione, quella Marino, che più di tutte vuole un stravolgimento radicale, una rivoluzione del partito, del suo modo di agire nella società e di portare avanti le proprie battaglie.
Allora ho riflettuto: la ditta? cosa vuol dire? esistono azionisti del partito? dipendenti? Mi sembrava una metafora poco azzeccata. Poi ho pensato al buon vecchio PCI e all'idea che ha Bersani di partito: una partito strutturato con un forte verticismo dove i dirigenti dettano la linea e noi semplici iscritti ci dobbiamo esulare dal pensare per rimboccarci le maniche nelle le feste de L'Unità.
Quindi l'idea di ditta era giusta. Allora ho pensato al verbo 'picconare': da l'idea di qualcuno che vuole sfasciare con violenza il partito, o meglio la ditta. Mi sono sentito accusato ingiustamente, perché qui nessuno vuole sfasciare il partito, qui chi vuole farlo nascere e dargli l'energia che avevano altri partiti e altri movimenti culturali quelli siamo noi. Piuttosto se ci si vuole accusare di voler picconare qualcosa, quello di cui ci si può accusare è il voler picconare le incostrazioni, i tappi e i pesi che soffocano il nostro partito: le collusioni con la mafia (Bassolino, Loiero), le strane convergenze con CL o con l'Opus Dei (Binetti, Lupo), chi è impresentabile per leggi non fatte o inciuci con l'avversario (D'Alema, La Torre). Poi c'è stato anche chi ha detto basta con gli attacchi personali dentro il partito, bisogna essere propositivi: si è propositivi quando a ciò che si dice si da un nome e cognome: noi dobbiamo essere il partito della legalità, della laicità, della difesa dei diritti dei cittadini più deboli. Allora, visto che spesso ce ne dimentichiamo è bene farli questi nomi e cognomi e picconare un po' di incrostazioni.

Il giorno del segretario

Dalla Rubrica tenuta da Enrico Moretti sul blog della giovanile di rimini

Rubrica “La sedia sdraio”

congresso2-1

Per capire come sarebbe andata a finire sarebbe stato sufficiente osservare come i tre candidati hanno raggiunto “l’arena” nella quale si sarebbero confrontati: la sala congressi dell’ Hotel Marriot, lussuoso resort fuori dallo spazio, piantato sul raccordo anulare in direzione Fiumicino, di fronte al palazzo dell’Alitalia.

Marino arriva per primo, alle dieci e un quarto, praticamente puntuale, come gli alunni il primo giorno di scuola. In fondo, per lui, in un certo senso lo è. Bersani arriva subito dopo. L’auto quasi sgomma davanti all’ingresso, lui salta fuori e si infila nella hall. Sicuro, ma al tempo stesso come infastidito da qualcosa. L’ultimo è Franceschini. La grossa berlina con i vetri oscurati si ferma in mezzo al piazzale, accanto ad essa l’auto di scorta. Scende con calma. Sa cosa deve fare.

Bersani parte avvantaggiato, ha dalla sua parte più della metà degli iscritti e quindi, almeno in teoria, più della metà della platea che ha di fronte. Eppure decide di non sfruttare questo fatto. Il suo è un discorso sicuramente razionale, ordinato, che analizza il presente e mette in fila proposte, ma non scalda, non coinvolge, non prende, non fa mai scattare un applauso convinto e liberatorio. Si mantiene lineare, senza enfasi, quasi come fosse una semplice relazione. E’ un discorso che mette in luce l’amministratore e nasconde il politico, che fa apprezzare il ministro e fa rimanere dubbiosi sul segretario.

Franceschini, al contrario di Bersani, sa di dover recuperare, sa di essere in svantaggio, sa che se vuole vincere da qui al 25 ottobre dovrà sparigliare le carte, alzare il livello dello scontro e della polemica, per portare più gente possibile alle primarie. Non ci sta a passare per moderato, vuole smontare il giochino che vede Bersani rivolto a sinistra e lui rivolto al centro. Non vuole lasciare a Marino la prateria dei diritti civili. Vuole presentarsi come il nuovo, come colui che farà opposizione dura e pura. Ha due bersagli davanti a sé, mentre parla: Berlusconi e D’Alema. Li colpisce tutti e due ripetutamente, forte. Prende tanti, tantissimi applausi, fino alla standing ovation finale. L’abbiamo detto: sapeva cosa doveva fare. L’ha fatto.

Marino deve fare i conti con l’emozione. E’ un diesel. Parte piano, non aiutato dalla sala che si sta leggermente svuotando e dalle porte che perciò sono aperte e disturbano l’atmosfera. Sconta anche la scelta del discorso scritto al posto di un’orazione a braccio, sicuramente più coinvolgente. Strada facendo si sblocca, lo soccorrono le idee della mozione, ripetute tante volte in tanti incontri. E’ un bel discorso il suo, tocca tutti i punti che deve toccare, dal merito alla laicità, dalla forma-partito alla scuola, dalle alleanze al lavoro; si tinge di ecclettismo nelle citazioni, che vanno da Che Guevara al cardinal Martini; lascia l’impressione di una persona preparata.

Insomma, mentre si esce dalla hall e si torna sul piazzale dell’Hotel non si hanno dubbi: è stato il giorno del segretario. Chissà se lo sarà anche il partito.

Non si preoccupi, capita a tutti di sbagliare

http://video.unita.it/?video=1465#

Un sentimento comune a molti tesserati ed elettori del PD quello che esprime Curzio Maltese sulla questione morale, che sembra ormai un cimelio del passato.

Chiunque vinca la corsa alla segreteria, dopo le primarie del 25 ottobre, il prossimo leader del Pd dovrà affrontare una seria questione morale. Pierluigi Bersani ha vinto il congresso grazie ai plebisciti nel Sud, in particolare in Campania e Calabria, dove ha raccolto l’80 per cento dei voti. Si tratta di regioni dove il Pd ha ormai pochi voti, ma legioni intere di tessere. Controllate da chi? Per ottenere cosa? [continua]

mercoledì 7 ottobre 2009

Tunisia in subbuglio per il possibile arrivo del Caimano

La corte costituzionale boccia il Lodo Alfano: ora possono ripartire i processi per Silvio. Chissà ad Hammamet: tutti mobilitati per la preparazione della residenza craxiana in attesa dell'arrivo del padrone d'Italia.

GIORNO DI SPERANZA E GIOIA PER TUTTI NOI

Ora impediamo che succeda come nel finale del film 'Il caimano' dove una folla manovrata assalta il palazzo di giustizia e mandiamo a casa questo branco di mafiosi, piduisti, fascisti, cocainomani, orgiasti, escort e nani di corte.

martedì 6 ottobre 2009

Egemonia culturale


"bisogna tornare a fare cultura, bisogna essere un modello culturale (e musicale) alternativo a quello del Berlusconismo" ...La mozione Marino, partendo dalla base, lo sta facendo.

lunedì 5 ottobre 2009

Un'assenza pesante! Molto pesante!

Ancora una volta la società civile si mobilità per difendere i diritti degli ultimi, in questo caso contro l'omofobia, e ancora una volta chi deve rappresentarli e difenderli politicamente non c'è! Le associazioni si organizzano e c'erano tutte: Arcigay, CGIL, Coordinamento donne, mancavamo noi, il PD, i loro rappresentanti politici. O meglio, di iscritti ce ne erano abbastanza, ma al solito non abbiamo preso una posizione chiara e decisa come partito. Su queste cose che si vede se si è di Sinistra, se "ci si pone dalla prospettiva dei deboli per interpretare la società", come rivendicano in molti tra di noi. Nella prassi quotidiana si dimostra ciò che si è: noi cosa siamo?

In quel tempo si parlava di unità...


Ricordo i giorni nei quali si parlava di unità del partito. Sembrano ieri...
anzi, proprio ieri il nostro Segretario provinciale ribadiva l'importanza di superare le divisioni ma soprattutto la vecchia logica delle correnti.
Purtroppo il tempo passa,
oggi infatti a Cattolica si terranno due appuntamenti politici in contemporanea ma in due luoghi diversi, uno con Bonaccini (mozione Bersani) ed uno con la Bastico (mozione Franceschini), ad indicare forse l'appartenenza a due partiti distinti.
Si prospetta dura la scelta per chi non fa parte delle cordate e non ha il dono dell'obiquità.

sabato 3 ottobre 2009

AUTOCRITICA

Perchè votiamo Marino


Spiegare in una colonna perchè votiamo Marino non è facile.
E' ancora più difficile trasmettere in poche parole la speranza che Marino rappresenta per un semplice militante politico.

venerdì 2 ottobre 2009

Il centrista fallo te!


Dalle elezioni tedesche sarebbe dovuto partire in Italia un dibattito, serio e non autocritico, su come debba re-inventarsi un partito di centrosinistra.
Purtroppo, al di là dell'Unità, nessuno si domanda dove dovremmo andare.
Forse potremmo rileggere quello che circa un mese fa ha scritto Prodi.

giovedì 1 ottobre 2009

La nouvelle vague del PD riminese


Questa tornata di congressi (o convenzioni...) merita davvero che ci si soffermi sui dati che hanno fatto emergere.
L'aspetto certamente più importante è un'affluenza di tutto rispetto anche a Rimini ai seggi organizzati dai vari circoli (oltre 2000 presenze), a testimonianza di un'attenzione attorno a questo congresso che va ben oltre l'opprtunistico silenzio televisivo con cui tutte (o quasi) le reti nazionali hanno, o meglio non hanno, trattato il congresso dell'unico partito italiano che decide di sè stesso tramite un congresso.
Siamo diversi (e spesso migliori) da tutte le altre forze politiche anche per motivi come questo.
Certamente un altro dato da ascrivere a un percorso di maturità politica intrapreso dal PD sta nell'aver visto, tra le due mozioni maggioritarie sfumare finalmente (almeno in parte, ma è gia' un inizio...) quella contrapposizione ex-DS con Bersani e ex-Margherita con Franceschini. Sia a livello nazionale che a livello locale diversi esponenti provenienti da un campo si sono schierati in quello opposto (anche se non sempre per motivi cristallini). Sia a livello nazionale che locale.
Direi piuttosto che queste due mozioni abbiano pagato, rispettivamente, un altro scotto.
Parlando di Rimini, la mozione Franceschini ha probabilmente contato troppo sul "bacino d'utenza" dell'area ex-margherita (n.d.r chi scrive ha aderito a questa mozione e per essa è delegato provinciale, ovviamente per questo circolo). Tra ex sindaci e ex onorevoli e un coordinamento sicuramente capace, la mozione Franceschini riminese puntava sicuramente a strappare qualcosa di più (ben al di sotto del 30%). La percezione della mozione sul territorio è stata, per molti versi, quella della "mozione dei dinosauri", che nonostante la statura, anche storica, dei suoi rappresentanti e i temi a sostegno (a partire dalla struttura aperta del partito fino alla sua vocazione maggioritaria) ha pagato la lontananza di molti suoi aderenti dalla politica sul territorio, come se si percepisse che si aderiva alla mozione non per i suoi temi, ma per un senso di appartenenza, una sorta di "deriva correntizia". Il tutto senza poter quasi contare sull'appoggio della potenza di fuoco di amministratori in carica.
Evidentmente (lo dicono i numeri) tale approccio ha mostrato il suo limite.
Da notare come invece laddove c'è stato il cosiddetto voto disgiunto (tra voto nazionale voto regionale) questo è stato il più delle volte a farvore di Mariangela Bastico.
Sulla potenza di fuoco degli amministratori in carica ha invece potuto contare (e a piene mani) la mozione Bersani. La sua affermazione non è mai stata in discussione. Se mai sono le proporzioni dell'affermazione a confermare come, nonostante quasi tutti i pezzi da 90 del partito fossero in campo in prima persona (da cui la ormai stra-abusata definizione di "mozione degli assessori", valida un po' per tutta la regione, s'intende), il consenso sia stato tutt'altro che bulgaro.
Per tanti versi valgono, anche per la mozione Bersani, le medesime considerazione fatte sulle adesione alla mozione Franceschini. Ovviamente a parti inverse. Cioe' si contava sul "bacino d'utenza" complementare, ovvero quello ex-DS. Bacino evidentemente piu' ampio di quello ex-Margherita.
Ma anche in questo caso il conto non torna. Certamente la mozione-Bersani ha vissuto soprattuto di rendita: da un lato, grazie a un radicamento ancora maggioritario (anche se sempre piu' residuale) e dall'altro grazie all'artiglieria mediatica (chiariamo: perfettamente legittima) dei suoi esponenti, che poi sono la quasi totalita' delle cariche istituzionali della citta' e della provincia.
Insomma, le prerogative per un trionfo senza prigionieri c'erano tutte. Ma e' un trionfo zoppo.
La percezione di quella "deriva correntizia" di cui dicevo sopra, ha spinto un numero imprevisto di iscritti a mettere in discussione, anche per i bersaniani, la mozione e i suoi argomenti.
Evidentmente (e anche in questo caso lo dicono i numeri), tale approccio ha mostrato il suo limite.
La vera novita' (e parlo di novita' riminese) e' l'affermazione della mozione Marino.
Un 12% che e' stato preso senza avere, appunto, "bacini d'utenza", senza contare su padri e padrini, ma solo su argomenti e capacita' mobilitatrice. Nonostante io non vi abbia aderito, ho visto da vicino come, finalmente, soggetti nuovi hanno (seppur timidamente) debuttato sul palcoscenico politico.
Un esempio? I giovani.
Finalmente qualche ragazzo e qualche ragazza ha sentito di potersi spendere per il PD. Iniziative sul territorio, uso del web (questo blog ha visto esplodere il numero dei suoi contatti!) , argomenti e passione. Questi gli elementi che hanno prodotto il successo della mozione Marino, che pure non e' certamente priva di difetti, soprattutto in quanto eventuale forza di governo del PD e di sintesi tra le varie anime del PD.
Tale successo e' anche il successo di un metodo. Ovvero dei circoli. Cioe' di quel metodo che sulla carta doveva essere la spina dorsale del PD e che in troppi casi ha stentato.
Il 12% di Marino e' l'urlo nel silenzio. E' l' "eppur si muove" di galileiana memoria. E' finalmente il segnale di un disagio politico che non si manifesta con l'anti-politica o che alimenta derive qualunquiste, ma che vuole incidere nella vita politica della nostra citta' attraverso il PD.
Se i riflessi di questo successo arriveranno dove meritano, allora si potra' invertire la tendenza di una politica sempre piu' in crisi e di partiti che davanti a questa crisi sono sempre piu' impotenti.
Gli organi cittadini e provinciali che il PD si accinge a eleggere nei prossimi mesi ne sarnno la cartina di tornasole.
Le forze sane e capaci sono ovviamente presenti in tutte le mozioni (ci mancherebbe...) e la capacita' di sintesi dei vari esponenti dovra' essere in grado, democraticamente, di esprimere oltre che le persone, un metodo e non delle correnti.
Un metodo che, grazie anche a questo congresso, oggi conosciamo.
Rossano
blog PD San Giuliano