domenica 31 gennaio 2010

L'accordo sui programmi


In Liguria il governatore uscente Burlando si ripresenterà alle prossime elezioni a capo di una coalizione in cui sarà presente anche l'UDC.
Certo, quest'alleanza, non ha fini elettorali ma si basa su una vicinanza programmatica tra il PD ligure e l'UDC.
Vediamo però quali sono i punti di incontro di questa "Santa Alleanza":
- collaborazione tra sanità pubblica e sanità privata (un ente pubblico dovrà d'ora in poi incentivare la sanità privata!)
- effettiva libertà di scelta educativa (che in pratica vuol dire finanziamento anche agli istituti privati, spesso di orientamento religioso)
- attenzione al valore fondamentale della famiglia (quale famiglia? quella fondata sul matrimonio religioso o quelle presenti nella società? difficile da capire leggendo le posizioni del commissario UDC Monteleone)
Se questi sono i programmi è difficile pensare che possano essere di una coalizione progressista e liberale. Magari è il programma della coalizione di centro-destra!

giovedì 21 gennaio 2010

Giorgio Galli - Panorama 1974


Molti si chiedono per quale motivo, mentre il Paese è alle prese con gravi problemi, primo fra tutti la difficile situazione economica, si riproponga il problema della laicità. Si sostiene che la questione è anacronistica, fra poco qualcuno riterrà che è una "tegola che ci è caduta sulla testa".
Invece non è così. Se siamo alle prese con la laicità, è perchè il nostro sistema politico è poco attrezzato per risolvere i problemi in successione man mano che si presentano. Così i problemi non risolti ieri si aggiungono a quelli da risovere oggi e la situazione si fa sempre più difficile.
Poichè il compito dei sistemi politici è quello di rispondere alle domande poste dalla collettività, il funzionamento di un sistema si inceppa quando queste domande si accavallano assommandosi o si presentano in una sequenza disordinata.
Tra le crisi di passaggio che si presentano nei sistemi politici occidentali, la crisi di secolarizzazione, che porta a stabilire quale sia il ruolo della Chiesa e quale quello dello Stato, in genere precede le crisi successive che concernono la legittimazione, la partecipazione, l'industrializzazione, l'urbanizzazione e la distribuzione del reddito.
Il cattivo ordine di sequenza con cui questi problemi furono affrontati in Italia spega le difficoltà del nostro sistema politico. E spiega perchè dobbiamo ancora chiarire se nel nostro paese debba prevalere il diritto civile oppure quello canonico, mentre dovremmo affrontare i problemi del futuro.

venerdì 8 gennaio 2010

Apartheid

Questo è il nostro paese! Giovani sparano dalla macchina su dei lavoratori immigrati e il nostro governo che fa? Assicura più durezza contro l'immigrazione clandestina! Non contro l'illegalità, non contro la pax mafiosa che ora verrà reimposta con la violenza a chi vorrebbe vivere dignitosamente e libero. Il problema di Maroni sono gli immigrati, ovviamente da buon leghista ( o nazista?! uhm... sottile la differenza), non di certo la mafia! La mafia? quale mafia? I patrioti come Mangano? o Previti? Non scherziamo... Eroi! Ma il paese non è poi distante da questo, la maggioranza silenziosa se ne frega o peggio fa finta di non capire le motivazioni, non usa la carità cristiana delle nostre (loro...) radici, ma rimane scossa dalla devastazione dei disperati. Li disprezza e li reclude nel ghetto e nell'ombra. Almeno solidarietà e partecipazione allo sciopero degli stranieri, che paralizzi il paese e faccia capire che gli immigrati esistono e che pretendono i loro diritti.

martedì 5 gennaio 2010

L'uguaglianza è felicità

Sto leggendo un interessante libro: 'La misura dell'anima. Perchè le diseguaglianze rendono le società più infelici', in cui i ricercatori Richard Wilkinson e Kate Pickett analizzano le società ricche del globo e degli Stati Uniti. Emerge una situazione veramente interessante, gran parte delle questioni sociali e sanitarie, ad esempio speranza della vita, disagio giovanile, obesità, suicidi, depressione, utilizzo di psicofarmaci, malattie mentali, violenza, bullismo, mobilità sociale, rendimento scolastico... sono correlati strettamente con il grado di disuguaglianza delle società che li producono.

Ovviamente non è l'unico fattore, probabilmente conteranno molto o altrettanto libertà personale, relazioni interpersonali e fattori culturali, ma è sorprendente come questo tema che per gli ultimi due o tre secoli è stato portato avanti come fatto di giustizia, di umanità, lo si può iniziare a considerare come un tema misurato scientificamente cruciale per il benessere delle persone, per la loro felicità. Una società più egualitaria va ha beneficio anche di chi è più ricco, tutti i componenti della società ne traggono beneficio, fatto straordinario! Favorisce la creazione di reti di relazione tra le persone, cosa che ricerche degli ultimi tempi dicono aumentare la salute fisica delle persone a causa del benessere psicologico. Quindi una società egualitaria è migliore, non per astratte ideologie socialisteggianti, ma perchè la ragione ci dice che le persone sono più soddisfatte e felici in quelle società.

Gli studiosi ci dicono che la felicità della persona non è solo un fatto individuale, da cercare dentro se stessi, ma dipende fortemente dalla società in cui si vive, e quali sono le società che la favoriscono, sta poi alla politica lottare affinchè queste teorie vengano applicate alla realtà e non relegarle a velleitari utopie.


lunedì 4 gennaio 2010

La bozza violante


Riforme, Costituenti, Condivisione, Bipartisan...

Mettere al centro del dibattito politico la ricerca di riforme istituzionali è un affronto agli elettori di destra e sinistra.
Ricercare un accordo sulla bozza Violante, sulle leggi ad personam, sul legittimo impedimento.
Basta.

Ritorniamo a pensare al nostro sistema paese, ad una riforma comprensibile da tutti (perchè la parola "riforme" in sé non vuol dire assolutamente nulla) del nostro sistema economico che porti a valorizzare le tante imprese che fanno produzione e non finanza, la responsabile della crisi che stiamo attraversando.
Immaginiamo una modifica dei nostri ammortizzatori sociali che sappiano dare garanzie a tante di quelle persone che oggi non sono tutelati affatto.
Se da tutte le grandi crisi passate siamo usciti con un sistema sociale più garantista, oggi non ne sentiamo nemmeno parlare di dare più garanzie, sentiamo solo dire che l'Italia non deve essere più una Repubblica fondata sul lavoro.
Portiamo al centro del nostro discorso i diritti e la partecipazione, i programmi e le nostre idee per il futuro.

Ci troviamo di fronte un'Italia stanca, esasperata dalle lotte di potere, desiderosa di determinare il proprio destino, e che non attenderà ancora per tanto un Partito che guarda le proprie "quote" e non il nostro destino.