mercoledì 30 settembre 2009

Quando il riformismo non basta più


Dopo l'esito delle elezioni tedesche la Socialdemocrazia si interroga sul suo futuro.
Fra i giovani dell'Spd inizia a farsi chiara la critica al riformismo portato avanti in questi anni.
Si chiude insomma l'epoca storica degli "schroederiani", i leader che hanno fatto carriera e politica sull'onda del nuovo liberalismo di centro-sinistra.

martedì 29 settembre 2009

Quando Rutelli va, lascialo andare

Rutelli è a disagio, non accetterà volentieri una "svolta" nel partito democratico, lui lo preferisce così; un partito incapace di prendere una posizione chiara sulla RU486, un partito che preferisce posticipare tutte le decisioni per non creare divisioni, un partito che dal basso profilo è passato alle scarse idee.

lunedì 28 settembre 2009

Il dolce stil novo


Rimani di stucco quando senti, durante la campagna congressuale, parlare di unità nel partito.
Unità, quella stessa che in questi due anni di PD la classe dirigente ha messo a repentaglio continuamente.
Unità che non si è mai avuta, con gli attacchi al segretario, con il segretario in pectore pronto da due anni, dal 15 ottobre 2007, giorno successivo alle primarie che nominarono Veltroni.
Unità che si è avuta solo per la divisione delle cariche, scientificamente ripartite tra ex-DS ed ex-Margherita, come se il Partito Democratico non fosse mai nato.
Unità che si è avuta nei circoli e mai nei "caminetti".
Unità che vogliamo sia sulle idee e non più sulle persone.

giovedì 24 settembre 2009

EVITIAMO POLEMICHE POLITICHE

Ma è possibile che nel Partito Democratico, ogni volta che qualcuno chiede che siano rispettate le regole, gli arrivi sempre immediatamente la solita risposta: ma perchè fai tutte 'ste polemiche? lo sai che va così, perchè t'arrabbi? è sempre stato così?

Anche in merito ai vergognosi congressi di circolo svoltisi in Calabria, la risposta di Migliavacca, responsabile dell'organizzazione è stata di "evitare polemiche politiche".

Ah no... le polemiche politiche, in un partito politico e democratico come afferma di essere, le vogliamo fare, soprattutto a seguito dei vergognosi episodi che si stanno svolgendo in regioni del sud Italia, soprattutto perchè il mio segretario sarà eletto anche con quei "voti particolari".

P.S. 1
Forse per queste situazioni dobbiamo istituire una nuova norma, magari intitolata "mistero della fede", ed avere fiducia nella partitica provvidenza

P.S. 2
Dall'articolo di Repubblica sopriamo finalmente che D'Alema vuole bene a Veltroni, si preannuncia un lieto finale per il grande romanzo popolare italiano, possibile anche la creazione di una bicamerale tutta interna al PD

martedì 22 settembre 2009

GLI INTELLETTUALI? SERVI DEL POTERE

Non è mia abitudine riportare articoli in maniera integrale ma l'analisi di Goffredo Fofi sulla situazione italiana e della sinistra in particolare è assolutamente degna di nota, speriamo che qualcuno se ne renda conto.

Farabutto, coglione, va’ a morì ammazzato. Da tempo ormai. Ha ragione Brunetta quando dice che tutto sommato sono soltanto modi di dire popolari. Ma una volta a scuola si sussurravano appena e per sentirli sonanti bisognava incappare in una lite di mercato o di condominio. Adesso siamo alle platee politiche e alle (massime) responsabilità politiche, dopo un breve viatico televisivo, con la scusa del dialetto, nell’esercizio del dialetto come piacerebbe a Bossi (dal celeberrimo gesticolare), ma dalla parte del potere. Democrazia tra Chavez e Putin, diceva ieri Daniel Cohn Bendit, il politico francese, all’Unità. Storie diverse. Con un filo d’arroganza nazionale si potrebbe alludere a tradizioni democraticamente diverse, almeno dalla metà del secolo scorso. «Ma nell’ultimo ventennio – dice Goffredo Fofi, tra i pochi intellettuali critici di questo paese – ci siamo messi a correre: stupisce la rapidità del declino...».Le tradizioni, a quanto pare, sono andate a farsi benedire, divelte, sconquassate, annichilite nel confortante silenzio delle mag-gioranze. Perché alle fondamenta del regime berlusconiano ci staranno i soldi, ci staranno le televisioni, ma ci stanno anche le maggioranze... Come definirle queste maggioranze? Menefreghiste, qualunquiste, indifferenti, sfiduciate? Perché ci siamo così presto abituati alle bravate, parole e atti, dei nostri governanti? Insomma che paese siamo? «Rispondo che ha ragione Cohn Bendit: tra Putin e Chavez, in mezzo a qualsiasi dittatorello che non ha più bisogno delle armi e dei bastoni per imporsi. Ma è una storia antica: il populismo è l’arte di manipolare l’opinione pubblica e gli esempi risalgono ai millenni passati. Nerone insegna. Adesso semplicemente si usano i mezzi di comunicazione di massa, ma non è che allora non non ne disponessero con la loro buona parte di originalità». Magari offrendo i cristiani in pasto alle belve. «Il problema sarebbe reagire. Ma chi reagisce? La destra non ha nulla da dire e non ha neppure interesse a dire qualcosa o a cercarsi altre strade o altre collocazioni e la sinistra si è suicidata e “sinistra” è rimasta una parola senza senso, che evoca soltanto assembramenti e divisioni, clan, famiglie, gruppi e litigi, con un modello di sviluppo in testa che non è diverso da quello che agita chi governa e con l’idea fissa soltanto di entrare nelle stanze del potere. Per che cosa, per quale futuro? Quali prospettive ci vuole indicare?». Ci è capitato di leggere quella bellissima invettiva di Don Tonino Bello contro gli intellettuali: «Siete latitanti dall’agorà.... State disertando la strada... Vi siete staccati dal popolo». D’accordo: chi avrebbe il compito di criticare e di pensare per l’avvenire non è più un riferimento per il presente, è diventato un imbonitore a libro paga... «Sono stato di recente a un convegno sul teatro. E naturalmente parlando di teatro e di teatranti, la prima questione che salta fuori sono i finanziamenti. Ogni assessore ritiene che i soldi della collettività siano suoi e ne deduce di poterne fare quello che vuole: premiare l’amico, il parente, premiare chi gli lecca il culo...». Siamo arrivati al cattivo esempio della parolaccia... «Per dire però che l’abbandono di criteri morali e culturali è ormai una questione antropologica...». Di una mutazione antropologica. Siamo di nuovo alla fine delle lucciole. Non è il malaffare o l’ignoranza del singolo... «No, si fa così perché s’è rinunciato a ragionare, a immaginare il domani, a discutere e a decidere che cosa sia sbagliato e che cosa sia giusto e scegliere il giusto, anche quando il popolo sbraita chiedendo caramelle invece di un lavoro serio o di una scuola seria...». Siamo al top del disastro. E, permetti, non è questione di precari...«No, il caos generale dimostra come la scuola abbia esaurito la sua funzione. Gli utenti, clienti, consumatori, la gente insomma, pensa che così debba essere e che così si debba continuare a governare, in una società guidata dal ciclo delle merci e dalla pubblicità. Si è abituata. Ecco la mutazione».E gli intellettuali? Non dovrebbero aprirci gli occhi? «Gli intellettuali prosperano, autentici guru, predicatori inesauribili, megalomani e narcisisti, che non contano niente o contano soltanto in funzione di un potere che li usa come mediatori, un potere molecorale rappresentato e conteso tra mafie, camorre, massonerie di ogni genere... Clan opportunistici di cui l’Italia è strapiena. Poi arriva Brunetta e annuncia: basta con l’assistenzialismo, basta con il clientelismo. Salvo poi rifare assistenzialismo e clientelismo per quelli e con quelli che gli stanno più simpatici. Vedi, la Costituzione dice che bisogna dare ai poveri e ai meritevoli: ma chi giudica? Dove stanno in Italia i probiviri? Frequenti le giurie dei premi letterari: sempre gli stessi, critici e autori, che parlano di se stessi e dei loro libri, premiati e premiatori insieme, una volta a te, una volta a me. Una brillante corporazione. Chi sente più la responsabilità nei confronti della società? Nessuno». Nessuno che insegni. È un paradosso, forse. «Ma certo. L’Italia è paese ancora vivo grazie a tante brave persone. Se non fosse così sarebbe alla catastrofe». Mancano i punti di riferimento... «Alla lettera. Non esistono persone di riferimento. Morte. Non esiste chi pensa, chi guarda avanti, chi immagina il futuro, chi rifà opera di formazione nei confronti delle giovani generazioni in rapporto a ciò che dovrà essere. Solo o con gli altri. E qui s’aggiunge la terribile colpa della sinistra, di una sinistra piegata a rincorrere chi ha vinto, cioè i modelli del consumismo, delle merci, del libero mercato...».La vorresti alternativa? «La vorrei solidale, capace di ascoltare, capace di inventare, critica. Ennio Flaiano diceva che la sinistra è bravissima a fare l’autocritica degli altri». C’e una bella espressione di Cohn Bendit, che ho letto sulla tua rivista, «Lo straniero»: «...continueremo nello sforzo di spezzare la caratteristica proprietaria del sistema politico sia a livello nazionale che locale ed europeo. Più che mai noi promuoveremo il concetto di software libero applicato alla politica e alla società». «Sì, per rompere gli schemi di una democrazia autoritaria e proprietaria. Il che significa in questo paese ricostruire una cultura diffusa dello stato e della collettività. Come mi è sempre parso si fosse riusciti nel ventennio dal ’43, dalla Resistenza, al ’63, al tramonto cioè del centro sinistra, alla sconfitta dei suoi disegni più innovatori...».Basterebbe pensare alla casa, all’urbanistica, al ruolo allora di tanti intellettuali. «Quelli che adesso mancano. Perché non esistono più i critici, non esistono i teorici. Sopravvivono gli informatori e gli accademici, come Asor Rosa, che ancora predica l’autonomia della politica. Tutti affetti da narcisismo. Mi è appena arrivato un libro di Lucio Magri, con la sua bella faccia in copertina. Ma capisci! Neanche fosse Clooney. Si specchierà nella sua copertina. Invece credo che il primo dovere degli intellettuali, compreso il sottoscritto, sia certo guardarsi allo specchio, ma per sputarsi in faccia, per riconoscere il proprio fallimento».Una volta si diceva: ci salverà la Chiesa... «Tutti crediamo che la Chiesa si debba occupare della gente, cioè della collettività dimenticata dalla politica. Ma il primo scrupolo della Chiesa è la salvaguardia della istituzione». Come saremo? «Quello che colpisce è la velocità appunto del declino italiano. In altri paesi d’Europa il senso dello Stato e il senso della comunità resistono. Da noi dominano egoismo e cinismo orripilanti. A Venezia, all’uscita dal cinema, dopo la propriezione del film di Patrick Chereau, la gente quasi vomitava: se qualcuno ti mette di fronte alla realtà, le reazioni sono il vomito e la fuga».

A CHI VI RIVOLGETE?


"Gli sfidanti cercano la sponda delle lobby organizzate"
Da un articolo della Stampa cerchiamo di capire come Bersani e Franceschini si stiano preparando per il momento aperto delle primarie.
Le trattative che entrambi sembra stiano conducendo stanno svilendo completamente questo appuntamento. Trasformare le primarie in un atto di forza tra correnti e lobby demoralizza chi in questo PD crede ancora.
Ma solo Marino si rivolge al popolo del centrosinistra e non ai mille piccoli apparati?

lunedì 21 settembre 2009

Confronto pubblico di idee


Ciao Giovanni, ti ringrazio per la disponibilità ad interloquire sui vari temi, a tale proposito volevo precisare il mio punto di vista sul ruolo dello Statuto.

Penso che nel rispetto dei diversi punti di vista di ognuno, il confronto chiaro e aperto possa permettere a tutti noi di crescere. Buon lavoro. A presto, Tonino

In risposta al Post “Se lo Statuto è carta igienica

Cari Amici,

ho sempre creduto nella politica come esercizio razionale della ragione e nell’uso della forza delle parole; credo nelle idee e nell’intelligenza delle persone. Ritengo infatti che la politica sia il regno delle parole e delle idee rivolte alla “persona” e al bene comune, in quanto produce effetti di interesse pubblico, mentre l’economia è il regno delle “cose”.

Proprio per queste ragioni penso che le Leggi, gli Statuti e i Regolamenti possano essere cambiati, migliorati e modificati. Non esistono leggi buone per sempre e non esistono Statuti adatti per tutte le stagioni politiche.Per questo, credo che il Congresso che stiamo vivendo possa servirci anche a modificare o a meglio dettagliare e specificare alcuni aspetti che non condividiamo rispetto all’attuale Statuto, in funzione proprio di come intendiamo cambiare questo nostro PD.

In fondo questo è il primo Congresso del PD e in democrazia si cambiano le leggi e si modificano gli Statuti. In particolare molte leggi lasciano quel necessario margine di interpretazione nell’applicazione che permette a chi le deve recepire e mettere in funzione, di assumere degli “orientamenti” o decidere quando vi possano essere eccezioni o dubbi applicativi.

Il dubbio è un esercizio sano, le certezze e le verità assolute possono essere pericolose in democrazia. Non esistono aspetti meccanici ed automatici. L’essere umano è composto da corpo, intelligenza e spirito. Spero che il nostro Congresso continui ad essere un confronto di idee e che ognuno possa ascoltare e rispettare quelle degli altri, anche quando queste vengono espresse, amichevolmente e liberamente, fuori dalle assemblee. In particolare caro Giovanni, spero che insieme potremo rendere migliore dell’attuale, il prossimo Statuto che stamperai.

Tonino Bernabè
Coordinatore Provinciale della Mozione Bersani – Bonaccini

domenica 20 settembre 2009

I tentacoli dell'Opera sul PD

Tutti noi diciamo che una come Paola Binetti sta per caso nel PD e che soprattutto centri poco con i nostri valori. Una parlamentare alla quale nessuno ha mai insegnato i valori della laicità o che non li ha mai capiti o voluti imparare, una numeraria ( membro che vive nelle proprietà dell'opera e devolve a questa i suoi introiti, oltre a fare voto di castità e altre cose simili) dell'Opus Dei. Poi però, l'altro giorno un mio amico mi fa notare come per la messa del trentennale della morte del fondatore del Opus Dei Josemaria Escrivà abbia partecipato il "tesserato semplice" Massimo D'Alema, indicandomi la facile conclusione: la Binetti è lì a testimoniare come i nostri dirigenti ascoltino la voce che viene dall'Opus Dei, a mostrare a quel mondo la sintonia che c'è. Poi oggi scopro che il candidato alla segreteria regionale in Sicilia della mozione Franceschini è un numerario dell'Opus Dei, tal Giuseppe Lupo. Qualcuno dirà: vabbé che c'è di male ad essere dell'Opus Dei? A parte che anche parte del mondo cattolico consideri questo ordine come una setta, vista la segretezza che li circonda, il modo con cui agiscono gli aderenti, l'enorme autonomia dal magistero pontificio. Per non parlare dell'enorme influenza economica che esercitano in tutto il mondo. Ma la cosa più interessante è il fatto che appoggiavano dei regimi fascisti, ne sono una prova i ministri franchisti dell'Opus Dei, che scatenarono lamentele da parte dei falangisti spagnoli per il troppo peso che avevano nel governo della dittatura. La cosa curiosa però è osservare come la cosa sia trasversale alle due mozioni di Bersani e Franceschini, che sembrano essere all'inseguimento dei poteri forti e, diciamolo pure, anche opachi e molto, ma molto lontani dai nostri valori, come del resto appare trasversale il desiderio di allearsi con altre cancrene del Bel paese come la mafia, vista la gara a cercare l'alleanza con l'UDC di Cuffaro, per non parlare di alcuni nostri dirigenti poco "limpidi" ( siamo sempre qui a ripetere le stesse cose, ma se fanno le orecchie da mercante bisogna continuare a parlarne...).
Ora, non vorremo cani e porci che decidono il nostro candidato, ma sarebbe bene non volere nemmeno mafiosi e fascisti io penso.

Se Socrate diventasse segretario?

Forse qui sta tutta l'essenza della candidatura di Marino, come fa notare in questo post il brillante democratico lombardo Giuseppe Civati dal suo blog.

sabato 19 settembre 2009

CON L'UDC


Piccole soddisfazioni

Vediamo tutti i giorni che considerazione ha questa maggioranza per le sentenze dei tribunali e per la magistratura in generale. Conosciamo l'arroganza con cui sono in grado di calpestare le regole,le leggi, la Costituzione, per perseguire i propri obbiettivi. Abbiamo ben presenti le componenti clericali che siedono nel governo e sappiamo che non si fermeranno facilmente. Ricordiamo i tentennamenti del PD di fronte ad una delle pagine più buie e vergognose della vita parlamentare e, cosa più importante, del Paese.
Però, almeno per un giorno, lasciateci godere di questa notizia.
Enrico Moretti

giovedì 17 settembre 2009

Morti inutili

Non voglio associarmi al lutto del mio paese. Non perché questi sei militari morti non meritino il lutto, lo meritano eccome. Ma dal lutto dovrebbe sorgere il rancore e l'insofferenza per questa missione militare. Non serve mitizzare sei persone come fossero eroi che hanno difeso il suol patrio, è falso. Sono morte in una missione senza senso, una missione che propaganda di portare democrazia e libertà: le loro morti sono inutili. E' stato sostituito un governo dispotico e integralista con un altro, che applica ugualmente le leggi coraniche, che è corrotto e che non ha nemmeno quella rappresentanza etnica che almeno i governi taliban avevano essendo la maggioranza del popolazione. Fossimo in Afganistan con una motivazione sensata (non si è risolto nemmeno il problema dell'oppio, che è peggiorato) dei sacrifici forse sarebbero stati sopportabili, ma questi sono inutili! Veramente irritanti queste morti, ed il bello che in tutto questo Berlusconi si preoccupa del Lodo Alfano, perché giustamente il suo problema è non finire in galera non i militari che muoiono. La federazione dei giornalisti, io credo, avrebbe dovuto fare lo stesso la manifestazione anche per svelare l'inganno di questa missione che come le case de L'Aquila è una messa in scena e protestare ancora con più forza per la libertà di stampa e invece rimanda di due settimane la manifestazione perdendo una buona occasione per farsi sentire.

mercoledì 16 settembre 2009

Grazie per il sostegno



Sabato 19 settembre si terrà a Roma la manifestazione per la libertà di stampa, dopo gli attacchi di Berlusconi a Repubblica e all'Unità.
La CGIL di Rimini sta organizzando pullman per la trasferta.

Nel frattempo Bonanni comunica che la CISL non parteciperà alla manifestazione perchè "da una parte non c'è un così grande rischio per l'informazione: se c'è un rischio è per questa litigiosità molto forte, spinta dai giornali stessi."
Forse non si riferisce all'Italia ma ad un altro paese.

Se lo Statuto è carta igienica


E' stato molto interessante ieri sera sapere cosa ne pensa il rappresentante provinciale della mozione Bersani - Tonino Bernabè - dello Statuto del PD.
Le sue parole sono state chiare: lo Statuto non deve essere considerato un insieme di regole vincolanti, deve invece essere inteso come un "ORIENTAMENTO".
Quello che ha detto è stato illuminante, non avevo mai pensato di poter interpretare lo Statuto declinandolo in un orientamento.
La mia ignoranza politica mi faceva pensare che lo Statuto fosse un insieme di norme che ci siamo dati e che intendiamo rispettare.
Qui sta la mia non-contemporaneità. Ormai tutte le leggi sono considerate nel paese come un orientamento: le leggi in tema di sicurezza sul lavoro sono probabilmente un orientamento, che i datori di lavoro possono applicare "ma solo se vogliono".
Forse anche la Costituzione è un orientamento, i principi democratici non necessariamente vanno sempre costantemente applicati, forse dipendono dalle condizioni reali.
Adesso che so che lo Statuto è un orientamento mi chiedo solo perchè non me lo hanno detto prima, non me lo sarei stampato.

martedì 15 settembre 2009

Un PD maggioritario a guida di una coalizione


Un interessante articolo di Umberto Ranieri sul Riformista di oggi ricorda come gli elettori del PD siano per molti aspetti più progressisti degli "apparati" che li rappresentano, ai quali chiedono quindi un colpo di reni capace di riportare il partito alla guida di una vera alternativa al governo di centro-destra. "Il PD è chiamato a costruire un alternativa di governo non un comitato di liberazione da Berlusconi".

lunedì 14 settembre 2009

Marino alla Festa dell'Unità di Bologna


Una delle domande che Spataro ha fatto a Marino alla Festa dell'Unità di Bologna:
Quando è diventato Segretario, Franceschini ha giurato sulla Costituzione a Ferrara, davanti al padre. Tu cosa faresti?
Io farei un atto molto più semplice, io cambierei i mobili nella stanza del segretario del partito: invece di mettere due poltrone dove i capi-corrente si incontrano, metterei un tavolo tondo dove ci si dà appuntamento per discutere dei problemi del paese, ogni mattina alle 7 e mezza, si discute con passione, anche sbattendo un pugno sul tavolo, ma alle 9 si esce da quella stanza sempre e comunque con una sola voce.

ASPETTIAMO IL CONGRESSO?!

Ma se il Congresso fosse già stato fatto?
Se in uno dei cosiddetti "caminetti" fosse già stato deciso uno dei temi fondamentali di questo appuntamento congressuale?
Se lo schema delle alleanze fosse già stato deciso?
Se l'alleanza con l'UDC fosse già un dato di fatto?
Se la mozione Franceschini e la mozione Bersani avessero già deciso per questa?

Forse, se tutto questo è stato già deciso, bisognerebbe informarne i circoli ma probabilmente si ha paura che questo potrebbe cambiare il risultato plateale del Congresso.
Ma d'altronde dei circoli, fino a questo momento, tutti se ne sono fregati. Un po' come se ne sono fregati degli elettori di centro-sinistra, "insufficienti per governare", per interessarsi invece degli elettori del centro, magari anche di quelli della destra, come se questa fosse l'unica strada percorribile per cambiare il paese.

TU OBIETTI?

Il Papa chiama all'obiezione di coscienza i farmacisti.
Come riportato dalla Stampa oggi, un vero cattolico non vende medicinali contro la vita.
Oggi è prevista la risposta della comunità ebraica ma da indiscrezioni sembra che il rabbino capo di Roma inviterà i fedeli a non praticare alcuna cura o assumere alcun medicinale il sabato, giorno sacro per la religione ebraica, anche in caso di rischio mortale.
Per non essere da meno la comunità islamica ha già dichiarato che in nessun caso i medici musulmani cureranno una donna bisognosa di cure. In casi del genere i medici di religione islamica si rifaranno all'obiezione di coscienza e lascieranno soffrire donne fedeli e infedeli, soprattutto quando queste oseranno morire il venerdì, giorno sacro dell'Islam.
I laici, prendendo tutti gli altri per matti, decidono di non utilizzare l'obiezione di coscienza nelle strutture pubbliche, così come dovrebbe essere.

Anche i fiorai obiettori di coscienza?


Mancano ormai davvero solo loro a fare obiezione di coscienza...
Rinizia la litania secondo la quale anche i farmacisti devono fare obiezione di coscienza sui farmaci contraccetivi da parte del Papa e dei vescovi reazionari. "Il farmacista deve invitare ciascuno a un sussulto di umanità" dice il papa, ma è sbagliato: i farmacisti devono vendere medicine e farsi i fatti loro, le leggi decidono cosa si può o non si può fare. L'obiezioni di coscienza dei medici, ancor di più dei farmacisti, è assurda perché come per i parlamentari che votano secondo coscienza imponenendo la loro al resto dei cittadini, così questi la impongono ai pazienti e alle donne. Come ha giustamente detto Marino: "I farmacisti devono svolgere il loro lavoro obbedendo alle leggi dello stato laico. Se non se la sentono possono rinunciare ad avere una farmacia".

sabato 12 settembre 2009

Per i reazionari di casa nostra

Questo bambino non è cresciuto con gravi disturbi comportamentali, con menomazioni fisiche o complessi di inferiorità. Mi pare anzi "normale"... e senza problemi...


venerdì 11 settembre 2009

Ecclettismo politico


Vorrei che qualcuno mi spiegasse come fa Letta a dire: "Ritengo che una forza moderata come l'UDC faccia fatica a considerare una possibile alleanza con Berlusconi"; non vorrei sembrare pedante ma ricordo che nell'ultimo governo Berlusconiano UDC e Forza Italia erano alleate assieme, se proprio ci si vogliono alleare con Buttiglione e Cuffaro, almeno che non venga negata la storia please...

giovedì 10 settembre 2009

DISCONTINUITA'

Sento evocare spesso, nel corso della nostra infinita stagione congressuale, l'argomento della discontinuità. Si dice che si deve cambiare, che i primi due anni non hanno funzionato, che il Pd è partito male. Cose abbastanza condivisibili, a patto che a sostenerlo non siano gli eterni protagonisti della politica del centrosinistra italiano. Come mi è capitato di ricordare anche oggi, quasi tutti i protagonisti della campagna congressuale fanno parte della prima stagione dell'Ulivo. Sono gli stessi da quindici, vent'anni e, dopo vent'anni di onorato servizio, sostenere con forza l'argomento della discontinuità è un po' curioso. Soprattutto quando, come capita in Lombardia, c'è chi invoca la discontinuità per quanto riguarda il livello nazionale e la continuità a livello regionale, con la conferma del gruppo dirigente uscente. A volte non capisco, mi sento spaesato, mi trovo a disagio.

Pippo Civati

Vogliamo il confronto tra i candidati alla segreteria del PD

mercoledì 9 settembre 2009

A ME NON LA RACCONTANO

Io non ci credo che Feltri scriva quello che scrive sotto ordine o consiglio di alcuno. Lo scrive perché quelle sono le sue idee, e perché sa che quelle idee riflettono con buona approssimazione la mentalità e la cultura politica di buona parte degli elettori di centrodestra. Feltri è maggioritario e vincente, lo è perfino nel lessico e nei luoghi comuni (il «compagno Fini»), e quasi ogni riga del suo Giornale raccoglie e rilancia gli umori degli italiani di governo (gli stessi che da sessant’anni, con brevi pause, vincono le elezioni, salvo raccontarsi la fola che sono i comunisti e i sindacati che comandano). Il capolavoro di Feltri (semantico e psicologico) è credere e far credere ai suoi lettori che questo linguaggio sia di fronda, sia «fuori dal coro», sia di opposizione. Così che si possa rimanere conformisti, con tutti i comfort e le pigrizie del caso, però con un’aura di coraggiosa libertà di spirito, della serie «a me non la raccontano». Però l’invito a «rientrare nei ranghi» (testuale) rivolto al compagno Fini tradisce, perfino con ingenuità, la vocazione governativa e filogerarchica del nostro e dei suoi lettori. Ma sono troppo convinti, l’uno e gli altri, di essere fuori dal coro per farsene un problema.

Michele Serra

RITORNO AL FUTURO

Ascoltando alcuni interventi del dibattito congressuale, mi sono convinto: anche a me piacerebbe che si potesse tornare indietro. Che si riscoprissero gli anni belli della precedente generazione. Che tornassero le sezioni del Pci. Che si ritrovasse la politica di una volta, il comizio, il tatzebao, le grandi battaglie collettive. Che si provassero gli anni della Meglio gioventù (ben prima che Caterina si trasferisse in città, insomma). Che tutto tornasse, per dirla tutta, a quando ci capivamo qualcosa (o, forse, meglio, a quando ci sembrava di capirci qualcosa). Che non ci fosse stato B, il craxismo, la Lega e tante altre amenità. Solo che, vi segnalo, care compagne, cari compagni, che non è possibile. E proprio questo è il problema. Perché, oltre alle responsabilità storiche e politiche di una generazione che non è stata capace di fronteggiare tutto questo (era difficile, ma non ci sono molto riusciti), c'è un dato ineliminabile e ineludibile: che il tempo passa e il mondo cambia. Piuttosto velocemente. C'è però una speranza: anche negli Usa, "prima", c'era Bush. E adesso c'è il suo esatto contrario (nelle intenzioni, certamente, ma anche nelle modalità e nei contenuti che finora si sono visti). Ecco: non è necessario tornare indietro, per cambiare. Anzi. Cerchiamo di non dimenticarlo.

dal blog di Pippo Civati

martedì 8 settembre 2009

L'opinione pubblica si forma nella pubblica discussione




Diamo spazio alla comunicazione inviata dai coordinatori delle mozioni Franceschini e Marino di Rimini al segretario provinciale (comunicazione alla quale il coordinatore della mozione Bersani ancora non ha aderito).
Rimini, 4 Settembre 2009
Caro Andrea,
è finita ormai da giorni la pausa estiva e si approssima il congresso nella sua fase più importante per il nostro territorio, quella dedicata direttamente alle migliaia di iscritti della nostra provincia che dovranno essere coinvolti nelle convenzioni di circolo nell’ultima decade di settembre.
Al di là delle tre mozioni in corsa, è chiaro come la misura reale del successo di tale fase congressuale, si misurerà - territorio per territorio – nella capacità del partito e delle federazioni di rendere il più partecipate e il più motivate possibili quelle convenzioni. In una frase semplice: rendere piene quelle sale di riunione dove sta di fatto il senso del nostro partito, che si chiama democratico, appunto.
Com’è ovvio, il tuo obiettivo come segretario super-partes e il nostro obiettivo quali coordinatori di mozione è quello di portare tutti gli oltre 6500 iscritti e soci fondatori a partecipare a questo momento che è il succo della nostra vita democratica.
E per far ciò, per riuscire realmente nell’impresa, è necessario creare il clima, è necessario favorire la discussione e stimolare l’interesse subito.
Da qui l’idea che ti proponiamo (e che sappiamo condividerai) è quella di creare un evento pre-congressuale su scala provinciale, aperto agli iscritti e ai tanti soci fondatori oggi un po’ dispersi (ma anche agli elettori), in cui le tre mozioni nazionali possono presentarsi con propri referenti e interagire con il pubblico e soprattutto dove il nostro partito potrà dare di sé l’immagine migliore. Contribuendo a creare attesa e partecipazione.
Si tratta di un momento di confronto (magari dislocato in tre punti Rimini-nord – Rimini- Rimini-Sud) sereno e aperto, da promuovere facilmente con le nostre reti, i blog (…a proposito sul sito del PD ancora non compaiono nemmeno i testi delle 3 mozioni) e con un lancio stampa, un evento coinvolgente che renda l’idea di una federazione viva e stimoli e accresca l’interesse per questo momento così importante per il PD della nostra provincia.
Ti lanciamo questa richiesta, che ha tutto il nostro sostegno anche logistico organizzativo, sarà facile costruirla in pochissimo tempo. Per il titolo? Ecco un’idea: “PD…E-mozioni a confronto” .
Mettiamoci al lavoro e facciamolo, per la fine della prossima settimana.
Le energie e le volontà le abbiamo tutte. Trasformiamo queste “mozioni” in e-mozioni da condividere appieno per il bene della partecipazione e del coinvolgimento di quante più democratiche e democratici possibile.
Attendiamo tue nuove in fretta!
Ciao!
Marcella Bondoni, Coordinatrice Provincia di Rimini - Mozione Franceschini
Roberto Maldini, Coordinatore Rete Rimini Per Marino

ETILOMETRO


Dopo l'intervista a Repubblica pensavo che Fassino avesse delle idee un po' confuse circa le alleanze da mettere in campo per le regionali del 2010.

Oggi leggo il Resto del Carlino e non so più cosa pensare.
Speriamo nei controlli della PolStrada.

lunedì 7 settembre 2009

Continua lo squadrismo contro la libera stampa


Dopo gli attacchi del regime Berlusconiano ( di cui non so come si faccia a vedere la fine... ) a due delle principali testate italiane ( La Republica e L'Unità ) è bene finire il lavoro e uccidere definitivamente la democrazia italiana, lasciarla moribonda sulla strada non sta bene... Così la RAI cerca di far chiudere anche Report togliendogli l'assistenza legale.

NASTRO ROSSO

Un nastro rosso per la libertà di informazione.

CENTRALISMO DEMOCRATICO

"Accettazione impegnativa delle decisioni degli organi superiori da parte degli organi inferiori, severa disciplina di partito, rapida e scrupolosa esecuzione delle deliberazioni degli organi direttivi del partito".
Questa è la definizione di centralismo democratico elaborata nel 1926.
Se qualcuno ne riparla forse non si è reso conto che il mondo è cambiato.
Forse è meglio guardare avanti, o no?

mercoledì 2 settembre 2009

31 ANNI


"Essa merita una critica soprattutto per aver creato un sistema di governo fondato sulle clientele e su una corruzione di massa, nella quale spiccano i grandi scandali, ma nella quale c’è un elemento generale di ” pratica protettiva” - concessione dei posti - che forma tutta una base di sfiducia. La sfiducia nello studio, nella responsabilità, nel merito, nell’onestà, viene molto da qui. Fare i furbi: quanti ce ne sono che obbediscono unicamente a questa filosofia?"
Giorgio Amendola
da Rinascita del 7 aprile 1978
sono passati 31 anni, eppure....

martedì 1 settembre 2009

MARINO ALLA FESTA NAZIONALE DEL PD

Il video di Ignazio Marino alla festa nazionale del Partito Democratico di Genova.

http://www.ignaziomarino.it/marino-verso-le-primarie-alla-festa-democratica/

Mina Welby a Rimini


Direttamente dallo Smeeting del 29 Agosto a S.Giuliano, dove si sono ritrovate più di duecento persone per ascoltare, parlare e discutere di laicità i video di Mina Welby. Una autentica eroina civile che assieme al marito ha lottato per il riconoscimento della dignità umana e del rispetto all'autodeterminazione di ogni individuo.
Ecco i video!!

MA BUTTIAMOLO VIA!


La "normalizzazione" della stampa che Silvio B. sta portando avanti sembra sempre più difficile da attuare.
Come riporta Repubblica il premier è in difficoltà; lo sarà ancora di più in autunno, quando le difficoltà economiche e i fallimenti del suo governo verranno a galla.
Mandiamolo a casa!!!