lunedì 31 agosto 2009

TITOLO PRODI, CONTENUTO MARINO


Un'informazione libera e professionale, boh?!
Il Corriere della Sera evidenzia una frase di Prodi dimenticando nel titolo l'importante analisi politica che Ignazio Marino fa alla festa nazionale del PD a Genova.
Un peccato, soprattutto leggendo quelli che sono i contenuti, ma d'altronde Romano è Romano.
p.s.
e poi qual'è l'attacco di Marino?
L'aver proposto un PD forte, che parli in maniera chiara e sappia prendere posizioni forti?

domenica 30 agosto 2009

Noi siamo pronti a combattere?


"La guerra lercia" articolo di Concita de Gregorio.
Ci aspetta quest'inverno una dura battaglia contro l'ultima offensiva delle destre, noi saremo in grado di affrontarli in maniera adeguata?
Di riprendere il nostro ruolo nella società e sconfiggere il regime Berlusconiano?

sabato 29 agosto 2009

SMEETING! - EMOTICONS DI LAICITA'


Sabato 29 Agosto 2009 dalle 18.30
Piazzetta Santa Caterina - Borgo San Giuliano/Rimini
LA RETE RIMINI PER MARINO TI INVITA A
Ore 21:Smeeting!
una serata sotto le stelle alla ricerca della laicità.
Apriremo la serata con un contributo di:VITO MANCUSO
E proseguiremo con gli interventi di:IVAN SCALFAROTTO,MINA WELBY, THOMAS CASADEI
DIGITAL GUEST #1 PIPPO CIVATI *
DIGITAL GUEST #2 PAOLA CONCIA*
E dalle 18.30, assieme ai nostri ospiti:
APERITIVO - LIVE VJ/DJ SET
FOLKFUNK SUPERSTARZ*****************
VIDEO-SPEAKER'S CORNER*
*La Rete Rimini per Marino ti invita a lasciare il tuo segno nello SPEAKER'S CORNER dove potrai video-registrare la tua clip mettendoti in gioco con la tua faccia, perchè la Laicità ha tante facce, e una è la tua.
E ADESSO... DIFFONDIMI!
335 5617903 (roberto)

venerdì 28 agosto 2009

A proposito di Smeeting

Ormai questo evento, lo Smeeting, è sulla bocca di tutti, sarà l'evento dell'estate riminese, assieme a Notte Rosa e Meeting (almeno bilancia un po' dal lato cultura): cammino per strada e vengo fermato per avere informazioni, per sapere chi parla. Visto il desiderio di saperne un po' di più riporto qui il finale di un articolo pubblicato oggi su Repubblica.it da parte del teologo Vito Mancuso, uno degli invitati. Ne "La perdonanza mediatica" critica l'uso strumentale che l'odierna gerarchia ecclesiastica e Silvio Berlusconi fanno della religione riguardo al fatto che va a cena dal cardinal Bertone, senza lesinare critiche al Meeting dove hanno cercato delle giustificazioni per questi scambi tra potenti:

Non posso concludere però senza chiedermi se questo spensierato teatro di potenti che si legittimano a vicenda non abbia qualcosa a che fare con quel nichilismo a proposito del quale Benedetto XVI ha avuto di recente parole di pesantissima condanna. Il fatto che la gerarchia della Chiesa cattolica teoreticamente condanni il nichilismo e poi praticamente lo alimenti, si può spiegare solo con una sete infinita di potere, la quale non giace nelle coscienze dei singoli prelati ma è intrinsecamente connaturata alla struttura di cui essi sono al servizio. La cosa è tanto più drammatica perché forse mai come ora gli uomini sentono il bisogno di apprendere l'arte del perdono e della riconciliazione.

giovedì 27 agosto 2009

CAMPIONI DEL MONDO


Lippi: «Voterò alle primarie del Pd»

«Sono un momento importante per i democratici. Marino mi sembra serio. Franceschini? Non lo conosco»
«Certo che andrò a votare alle primarie del Pd, ma non le dico per chi». Il commissario tecnico della Nazionale Marcello Lippi si schiera. E lo fa intervistato da Klaus Davi nel corso di una puntata della trasmissione tv web «KlausCondicio», in onda su YouTube, non lesinando ragionamenti e riflessioni sullo stato della sinistra.
«Le primarie - ha detto Lippi - sono un momento importante e fondamentale. Il Pd sta attraversando una fase dinamica, per cui ritengo che sia importante partecipare attivamente con il mio voto. Mi compiaccio nel vedere il partito impegnatissimo a cercare di trovare un'unità d'intenti, una compattezza, e a incrementare la propria forza». Quanto ai candidati alla segreteria nazionale e agli altri leader del Pd, il ct non sembra volersi sbilanciare: «Ignazio Marino l'ho conosciuto e mi sembra una persona seria. Dario Franceschini non lo conosco. Nel Pd, poi, conosco anche Veltroni, che rimane una grande risorsa».

martedì 25 agosto 2009

ALTERmariNO




Crisi economica, disoccupazione, cassa integrazione.

Sono queste alcune delle grosse sfide che l'Italia deve affrontare.

Se il Partito Democratico vuole dare risposte a questi temi non può rincorrere quelle che il PDL sta dando (naturalmente lo sta facendo solo a parole, chiedete ad un imprenditore cosa sta facendo il governo contro la crisi!).

Riprendere i loro contenuti elaborandoli in maniera diversa trasformerebbe il PD nella brutta copia di una brutta copia.

Uscire dalla crisi deve voler dire uscire da un sistema economico-sociale basato tutto sul personalismo, in cui l'idea di successo viene completamente individualizzata eliminando quei legami sociali che creano una comunità.

Occorre quindi rivedere nel suo complesso un sistema e allo stesso tempo reagire immediatamente attraverso politiche che incentivino l'occupazione (così come indicato dal premio nobel Paul Krugman) e creino la base di un futuro sistema diverso rispetto a quello attuale, un sistema tutto incentrato su uno sviluppo etico e sostenibile in termini ambientali, sociali e occupazionali.

La politica deve darsi l'obiettivo strategico di migliorare la vita delle persone.

lunedì 24 agosto 2009

SE USCITE, CHIUDETE LA PORTA


La vita interna di un partito democratico è semplice: si pone una questione, si vota, dopo di che quella decisione è la posizione del partito che tutti i dirigenti dovranno avere nei confronti dell'opinione pubblica.
La stessa logica dovrà essere applicata per il Congresso: si vota una mozione, si elegge un segretario, dopo di che tutti i dirigenti dovranno essere leali e fedeli alla linea politica che uscirà da questo consesso democratico.
Mi lascia molto perplesso l'intervista dell'On. Enzo Carra il quale sulla Stampa afferma che nel caso in cui il nuovo segretario fosse Ignazio Marino "rimanere mi sembrerebbe complicato fino al limite della temerarietà". Questi discorsi non fanno altro che alimentare la nascita delle correnti. Minacciare continuamente di uscire dal Partito, se le decisioni non sono in linea con le proprie idee, ha portato il PD ad un'afasia politica sia interna sia nei confronti dell'elettorato. E' naturale che all'interno di un grande partito vi siano posizioni diverse, è innaturale che da posizioni diverse non si debba mai raggiungere una sintesi per non scontentare questo capobastone o quest'altro.
In questo mi sembra chiara l'idea di partito che ha Marino, un PD che sappia ascoltare tantissime voci ma che sappia poi democraticamente averne una sola. Perchè non accettare questo metodo?

La base sono io!

Ho avuto un sogno: ero come Luigi XIV che invece dello stato credeva di essere la base del partito.
Sono impazzito? No, non per il momento almeno, mi sono risvegliato e ho capito che tutto ciò mi è stato fatto credere dalla Voce, che partendo dal mio articolo inserito su questo blog, ha colto l'occasione per mostrare un partito spaccato, dove la fantomatica base non approva che Bersani vada al Meeting. Evidentemente il mio intento era altro ed era chiaro: volevo stimolare un dibattito nel mio circolo, attraverso il blog, sulla questione che avevo descritta, e discuterne.
Mi piacerebbe essere l'incarnazione terrena della Base, essere come un entità mitica, ma ahimé sono solo un semplice iscritto con delle idee, sul quale vuole confrontarsi. In ogni caso quando diventerò la volontà generale del Partito e sarò in disaccordo con i dirigenti farò in modo che i giornalisti lo sappiano per primi e che non debbano mai più andare a cercarsi la notizia in un qualsiasi blog di circolo.
Ora la Base prende e se ne va al mare!

Lorenzo Certelli

domenica 23 agosto 2009

CHI NON E' CAPACE DI NUOTARE CONTRO CORRENTE NON SARA' MAI IN GRADO DI RISALIRE UN FIUME


Il dibattito sulla crisi del riformismo in Europa ha tenuto banco per qualche settimana dopo le elezioni europee. Poi è sparito nel nulla senza aver prodotto alcun apparente risultato.Lontano dalle polemiche elettorali e favoriti dalla quiete estiva conviene ritornare sull’argomento. Che i partiti riformisti siano in profonda crisi non è contestabile: il centro-sinistra è stato sconfitto nella maggioranza dei paesi europei proprio durante una crisi economica che ha rivalutato molte delle proposte che erano tipiche di questi partiti.Per spiegare questo paradosso conviene fare qualche passo indietro e ritornare al momento in cui, dopo un lungo periodo in cui la politica mondiale era stata dominata dal binomio Reagan-Thatcher, la situazione si rovesciò con la vittoria di Blair che sembrava in grado di cambiare i destini europei con il new labour, la terza via che avrebbe dovuto rinnovare il riformismo europeo e lo schema politico mondiale collegandosi con le novità che Clinton proponeva negli Stati Uniti. Con un pizzico di esagerazione, ma anche per esaltare il ruolo italiano in questo processo, si era arrivati perfino a parlare di “ulivo mondiale”. La causa della sconfitta di questa grande stagione è da individuare nel fatto che, mentre in teoria il nuovo labour e l’ulivo mondiale erano una fucina di novità, nella prassi di governo di Tony Blair e i governi che ad esso si erano ispirati si limitavano ad imitare le precedentipolitiche dei conservatori inseguendone i contenuti e accontentandosi di un nuovo linguaggio. Sul dominio assoluto dei mercati, sul peggioramento nella distribuzione dei redditi, sulle politiche europee, sul grande problema della pace e della guerra, sui diritti dei cittadini e sulle politiche fiscali le decisioni non si discostavano spesso da quelle precedenti. Il messaggio lanciato all’elettore era il più delle volte dedicato a dimostrare che il modo di governare sarebbe stato migliore. Nel frattempo il cambiamento della società continuava secondo le linee precedenti: una crescente disparità nelle distribuzione dei redditi, un dominio assoluto e incontrastato del mercato, un diffuso disprezzo del ruolo dello Stato e dell’uso delle politiche fiscali, una presenza sempre più limitata degli interventi pubblici di carattere sociale. Vent’anni fa una mia semplice osservazione che la differenza di remunerazione da uno a quaranta tra il direttore e gli operai di una stessa azienda era eccessiva, aveva causato scandali e discussioni a non finire. Oggi nessuno si stupisce del fatto che questa differenza sia in molti casi da uno a quattrocento. Durante il momento più acuto della presente crisi abbiamo assistito a una breve fase di sdegno nei confronti della remunerazione di alcuni dirigenti, ma poi tutto è stato dimenticato. Come se vivessimo in una società immutabile, come se la realtà esistentee le convinzioni dell’opinione pubblica fossero così forti da non essereriformabili. Il riformismo ha cioè perso la fiducia in se stesso e preferisce inseguire le piattaforme e i programmi degli altri, pensando che, perrovesciare le fortune elettorali, sia sufficiente criticare gli errori e i comportamenti dei governanti. A cambiare gli equilibri politici tutto ciò non basta, anche perché la rapidità con cui gli “estremisti” del mercato si sono impadroniti del linguaggio dei riformisti è davvero degna di un premio Nobel. Per vincere i riformisti debbono elaborare nuove idee e nuovi progettisu tutti i temi elencati in precedenza. Ribadendo con forza il ruolo dello Stato come regolatore di un mercato finalmente pulito.Approfondendo i modi e gli strumenti attraverso i quali i cittadini abbiano uguali prospettive di fronte alla vita. Rinnovando il funzionamento del sistema scolastico, della ricerca scientifica e del sistema sanitario. Ripensando al grande processo di superamento del nuovo nazionalismo politico ed economico con una forte adesione agli obiettivi di coesione europea e di solidarietà internazionale. Non avendo paura di denunciare i tanti aspetti riguardo ai quali il capitalismo deve profondamente riformarsi. Non accontentandosi di mostrare un giorno la faccia feroce e il giorno dopo un viso sorridente verso gli immigrati, ma preparando una organica politica di legalità ed accoglienza. Mi rendo conto che tutto ciò significa avere il coraggio di scontentare molti e aver la forza di scomporre e ricomporre il proprio elettorato. Mi rendo conto che nessun politico affronta a cuor leggero questa azione di scomposizione e ricomposizione, ma mi rendo anche conto che la crisi economica sta cambiando percezioni e mentalità. Essa rende più accettabili le proposte innovative e coraggiose che il centro-sinistra deve elaborare per essere ritenuto in grado di governare la nostra società. Un compito difficile, tutto in salita e, in una prima fase, addirittura contro corrente. Tuttavia chi non è capace di nuotare contro corrente non sarà mai in grado di risalire un fiume.
Romano Prodi

venerdì 21 agosto 2009

La benedizione dei Giussani-boys

A breve Rimini, come tutti gli anni, da trent'anni a questa parte, sarà invasa non solo da turisti ma anche da giocondi ragazzi che praticano l'astinenza dal ragionamento e che coltivano come massimi valori la povertà di spirito (ovvero l'idiozia) e l'ubbidienza acritica. Questi sono i giovani "volontari" di CL che lavoreranno al sempiterno Meeting, che come tutti gli anni sarà un orgia (in senso metaforico, figuriamoci!) di consumismo con qua e là momenti di dibattiti e mostre che a chiamarli culturali ci vuole del coraggio. Le mostre saranno, nel perfetto stile ciellino che consiste in una serie di pannelli che pretendono di spiegare di volta in volta l'evoluzione, l'universo o le ricerche di Galileo,intervallando pannelli didattici ad altri con frasi prese dal DonGiussani di turno o da Ratzinger, per spiegare che la scienza da sola è povera e mancante di significato e altre menate simili.

Come tutte le volte i politici faranno a gara per poter partecipare ai dibattini in casa ciellina, e come ogni anno anche politici del nostro partito sfileranno tra le stars del Meeting per andare a prendere applausi (e voti?!?) dai seguaci di Don Giussani. Ma chi sono questi politici democratici che vanno a casa della setta Comunione e Liberazione a riscuotere consensi? Beh, guardando il programma on-line ne ho trovati alcuni, e forse altri mi sono sfuggiti, per la cronaca: Sergio Chiamparino, Enrico Letta,Pierluigi Bersani, Ermete Realacci, Alessia Mosca, Ugo Sposetti.
Ovviamente qualcuno potrebbe obiettare che i nostri politici vanno là perché il confronto è importante farlo con tutti e che iciellini sono una realtà da considerare. Voglio allora solo rispondere con alcune cose, visto che uno di questi abitué dei salotti di CL è candidato a mio segretario, e sinceramente, che possa esistere la possibilità che il mio segretario venga eletto anche con i voti dei ciellini alle primarie mi lascia molto, ma molto, perplesso.

Questa primavera è infuriata nel paese la vicenda di EluanaEnglaro, che ricorderete era in condizione di vegetale, manonostante avesse espresso in passato la volontà di non rimanere in quella condizione, gli era impedito di morire. I sciacalli del PdLavevano fatto in fretta e furia un decreto legge per impedirle di morire in pace, che però doveva essere firmato da Napolitano, poiEluana è morta lo stesso e la cosa è finita lì. In quegli ultimi giorni di agonia ho visto cosa hanno fatto i ciellini, che all'Università si nascondono dietro il nome di Student Office: avevano tappezzato le facoltà con volantini che dicevano che Eluana era viva e che bisognava salvarla, raccoglievano firme da mandare a Napolitanoper fare pressioni affinché firmasse. Un pomeriggio, mentre passeggiavo per via Zamboni a Bologna, dove è la zonaUniversitaria, ho incontrato uno di questi banchetti di ciellini e mi sono fermato: mi volevano far firmare per il loro appello, all'inizio non ammettevano nemmeno di essere ciellini, si spacciavano per comuni studenti, poi mistificavano la realtà, dicendo che Eluanaera viva, che poteva mangiare, deglutire, addirittura poteva riprodursi; poi quando gli dicevo che il loro era un attoanticostituzionale, che si ponevano in contrasto collo Stato, mirispondevano che ci sono questioni che sono superiori allo Stato e quindi è giusto andare contro le sue leggi. Infine condivano il tutto con la classica frase da finti liberali: "ah, però ognuno è libero di avere la sua opinione", che mi pare un principio un po' in conflitto con quello che fanno e dicono.

Visto chi sono questi 'simpaticoni', e data la loro massiccia e prossima presenza mi è venuta voglia di riprendere in mano il primo numero del 2009 di Micromega, dove c'era un articolo suiMemores Domini. Questi personaggi sono il cuore di Comunione e Liberazione, di cui Formigoni, governatore della Lombardia è membro. Don Giussani, creando CL, ha voluto questo gruppo che nella contemplazione (di Cristo) e nella missione (di fareproselitismo), dovevano seguire i tre valori di obbedienza,povertà e verginità. In questo articolo a firma di GianniBarbacetto venivano descritte le indagini riguardanti il gruppo deiMemores Domini di Formigoni, coinvolti nello scandalo di Oil forfood: l'Iraq di Saddam Hussein riceveva medicine e cibo in cambio di petrolio, il problema però era che i contratti venivano assegnati in cambio di grosse mazzette. Così, secondo l'accusa, sono rimasti coinvolti Formigoni, amico di Tariq Aziz, braccio destro diSaddam, e le aziende suggerite dal governatore: la Cogep dei Catanese e la NRG Oils di Alberto Olivi. I Catanese sono tra i fondatori della Compagnia delle Opere, braccio economico di CL, con vaste influenze anche qui da noi.

Per chiarezza nelle varie indagini non sono sotto giudizi le attività economiche della Compagnia delle Opere o dei Memores Domini, ma comunque appare un sistema economico fatto di società estere, e conti in banche straniere che servono come strumenti economici più o meno opachi. Un esempio: Fabrizio Loioli, traderinternazionale riferisce che i Catanese gli dissero che "per aver ottenuto questo quantitativo di petrolio [due milioni di barili ndr], dovevano versare 100mila dollari a Roberto Formigoni che lo aveva fatto loro ottenere", da versare "ad un suo referente". Poi compaiono versamenti fatti da aziende come Alenia o Agusta per consulenze e promozioni che odorano di pagamenti di favori a vari membri o società appartenenti ai nostri.

Dunque io mi chiedo che senso ha dialogare con questa gente? Hanno loschi traffici economici, credono di dover prevaricare le leggi dello Stato, non sanno cosa vuol dire laicità e rispetto dei diritti degli altri; si oppongono esplicitamenteall''autodeterminazione dell'individuo come per l'aborto o il testamento biologico. Credo dunque che con queste persone nonbisognerebbe dialogare, perché è inutile, ben che meno ne va cercato il consenso più o meno esplicito, perché questirappresentano tutto ciò che va contro i valori di un partito veramente democratico.

mercoledì 19 agosto 2009

I MALI DELLA RICERCA


“Non è un problema di finanziamenti, ma di cultura. Il governo non ha capito che la ricerca scientifica è uno strumento di ripresa, una risorsa per uscire dalla crisi. Il vero petrolio è nel cervello dei nostri ricercatori”, dice con veemenza Ignazio Marino, senatore candidato alla segreteria del Pd. Convito che più dei soldi conti la volontà di usarli bene, senza gli inghippi e i favoritismi denunciati anche da Antonio Iavarone e Anna Lasorella, i due ricercatori italiani che alla Columbia University hanno scoperto un gene anticancro.
“E’ il metodo a non funzionare. I soldi pubblici vengono ripartiti senza trasparenza. Il meccanismo del peer review, del giudizio tra pari, adottato a livello mondiale, è sconosciuto, applicato appena al 10% dei casi. Da noi il giudizio proviene dal solito gruppo di baroni. Poi non stupiamoci se alcuni tra i più capaci fuggono all’estero, attratti non tanto dagli stipendi quanto dalla certezza di essere valutati sulla base della qualità”.Marino due anni fa e poi ancora nel 2008 aveva ottenuto che venissero introdotti in finanziaria fondi per i giovani sotto i 40 anni. I progetti vengono scelti da scienziati coetanei, metà italiani, metà stranieri, sulla base del peer review. Col primo bando, in ventisei hanno ricevuto 600 mila euro ciascuno.

PAROLE SANTE (CON RISPETTO PARLANDO)


Riporto questo articolo di Eugenio Scalfari, da "la Repubblica" del 15 agosto, in cui il grande giornalista delinea quelli che sono sempre stati, nella realtà, i rapporti tra Stato e Chiesa, descrive come si declinano oggi alla luce degli scandali che riguardano il premier e, infine, analizza la "questione" dell'ora di religione.

Enrico Moretti

lunedì 17 agosto 2009

La sicurezza del presidente

La sicurezza! La sicurezza! Le nostre città non sono più sicure! le donne non possono uscire di casa, gli anziani hanno paura!
Così i media del presidente ci martellano, e ci fanno credere che il problema sono gli ultimi, cioé gli immigrati che siano irregolari, regolari o addirittura cittadini con la pelle diversa. Fanno leggi propaganda, ronde di stampo fascista, lasciano a piede libero i loro picchiatori che nelle periferie girano armati e ogni tanto mandano all'ospedale il negro o il frocio di turno.
Però quando la vera sicurezza, cioè la lotta alla mafia e la sicurezza sul lavoro sono da far rispettare i forcaioli della lega fanno orecchie da mercante, e i mafiosi al governo grufolano nel fango.
In questo articolo L'Unità racconta di come il governo non sciolga un comune ad infiltrazioni mafiose.
Questa è la loro sicurezza!

giovedì 13 agosto 2009

La crociata


In questi giorni una sentenza del TAR del Lazio sancisce che i professori di religione non possano partecipare agli scrutini di valutazione degli studenti e che il frequentare l'ora di religione non possa apportare crediti aggiuntivi sul voto finale.

Niente di più giusto visto che il professore di religione cattolica è scelto dal vescovo e visto che insegna una materia che gli studenti non sono obbligati a frequentare, anzi una materia che lede il principio laico secondo il quale la scuola statale non deve fare proselitismo religioso ma dare una visione razionale del mondo e dei valori civici agli studenti, cioé ai futuri cittadini.

Inoltre gli studenti che non sono cattolici non hanno una materia alternativa da poter seguire, cioé non esiste la possibilità di studiare islam, buddismo, luteranesimo, storia delle religioni o diritti civili e quindi con quale diritto chi studia religione cattolica dovrebbe essere avvantaggiato? ( E non si dica che il cattolicesimo è parte della cultura italiana perché è falso, molti italiani sono estranei ai valori cattolici e magari anche alla fede ma questo non vuol dire che sono italiani solo a metà)

Inoltre penso che è comunque ingiusto insegnare una religione nella scuola statale, qualunque essa sia, perché vorrebbe dire costringere un ragazzo all'indottrinamento coatto ad una fede, magari solo perchè è quella della sua famiglia, mentre la fede dovrebbe essere un percorso individuale sviluppato dall'individuo e non imposto da insegnanti e famiglia. Dunque, ben venga questa sentenza, che per lo meno riconosce che l'insegnamento di religione non è allo stesso livello dell'insegnamento di Matematica, Italiano o Fisica.

La cosa curiosa della vicenda, che poi tanto curiosa non è, anzi è ben comprensibile, è l'alzata di voci e invettive contro la magistratura da parte di politici e chiesa cattolica.

I commenti che vanno dall' "ingiusta discriminazione dei cattolici" ( Gulp ), "perdita di fiducia nella magistratura", "la magistratura è fuorilegge" (detto da Luca Volontè!), fino al "bieco illuminismo" (che è un po' come dire matematica irrazionale: non ha senso...).

Quello che dice la cosa giusta mi pare essere Michele Pennisi, membro della commissione episcopale per l'educazione cattolica, che lamenta la discriminazione dei professori di religione trattati come docenti di serie B, ha ragione, ma mi sembra anche che sia un fatto positivo, visto che già è troppo che siano professori, perlomeno che non contino come un insegnante di Inglese o Matematica.

Detto questo volevo far notare la diversa reazione della CEI, e della chiesa cattolica tra questa vicenda e quella così detta di 'puttanopoli', cioé Berlusconi che fa feste a base di cocaina e prostitute con personaggi importanti, e poi elargisce poltrone e favori all'escort di turno che ha soddisfatto il suo libido.

In questa vicenda solo dopo diverse settimane si è sentito arrivare dalla CEI un richiamo alla sobrietà di costume da parte di chi svolge ruoli pubblici, per poi inasprire la critica col passare dei giorni, ma sempre senza citare per nome e cognome il sodomita di turno, dove invece un'autorità morale che si proclama casta e pura avrebbe dovuto fare fuoco e fulmini ( Opinione personale).

Qui invece, dove la magistratura ha applicato la costituzione italiana, è subito partito un pesante fuoco di sbarramento. Sarà forse perché un giorno potrebbero esserci in ballo i finanziamenti alle scuole private che sono così vitali per la chiesa cattolica?

Comunque sia chiaro, ciò che dicono la Cei e i vari vescovi è un loro diritto sacrosanto, ognuno dica quel che vuole, però bisogna osservare come siano utilizzati due pesi e due misure, quando c'è da difendere il finanziamento di stato e il potere di influenzare la società, e quando c'è da richiamare al buon governo e alla sobrietà il potente di turno.

Lorenzo Certelli

martedì 11 agosto 2009

RU-486



Vorrei fare una riflessione sulla discussione di questi giorni rispetto all’introduzione in Italia della pillola abortiva ru486.
Prima di tutto bisogna affermare una verità talmente semplice che nessuno mai ne parla: non esistono persone a favore dell’aborto, esistono persone (in questo caso la maggioranza degli italiani attraverso referendum) che credono che la maternità sia una questione complessa e importante, che porta cambiamenti così radicali nella vita di una persona da richiederne il consenso consapevole. Persone che credono che non si possa imporre a nessuno di essere madre contro volontà.
E’ talmente vera questa affermazione che in ogni tempo e luogo, l’aborto è sempre esistito, se non ammesso dalla legge, esercitato in clandestinità, proprio perché il consenso della madre è assolutamente, e direi, naturalmente, necessario.
E’ invece giusto e doveroso che ci impegniamo per rimuovere tutti gli ostacoli, economici, culturali, sociali, religiosi, che inducono una donna a pensare di non potercela fare, questo è un dovere politico e sociale.
Creare una società rassicurante, con servizi appropriati ai genitori e alle famiglie, con sussidi economici adeguati, esattamente il contrario di quello che vedo fare in questi giorni.
Trovo scandaloso e offensivo, per tutte le donne, l’affermazione secondo la quale riuscire ad abortire secondo un presidio medico meno invasivo significhi “banalizzare l’evento”.
L’aborto è un atto grave, ogni persona intelligente ne è consapevole e la sua gravità non ha nulla a che vedere con il dolore fisico.
Se la consapevolezza di un atto avesse a che fare principalmente con il dolore fisico per prima cosa tutti gli uomini dovrebbero essere dichiarati inconsapevoli e quindi incapaci di dare opinioni in proposito giacchè in tutta questa faccenda a loro è riservata solo la parte piacevole.
Sicuramente bisognerebbe poi provvedere a togliere l’anestesia ad ogni operazione di amputazione, potrebbe causare dei traumi il non rendersi conto di quello che è successo e scoprirlo solo quando ormai è troppo tardi!
Di più; ammettiamo che a qualcuno muoia un figlio a vent’anni in un incidente automobilistico mentre è in vacanza in Australia, e siccome è dall’altra parte del mondo, i genitori non solo non sentirebbero alcun dolore fisico ma starebbero probabilmente…dormendo, forse qualcuno pensa che non sentirebbero “la gravità dell’evento”, che lo “banalizzerebbero” perché erano a letto?
Ancora, di questo passo potremmo anche dichiarare che chi ha partorito naturalmente è una madre migliore di chi ha banalizzato l’evento facendo un’epidurale, non parliamo di che tipo di madre sarà chi adotta un bambino e non lo partorisce affatto, se ne sarà accorta?
L’aborto è un atto grave e estremamente doloroso, ma la parte di dolore fisico è sicuramente la più piccola e non è certo quella al centro dei pensieri di una donna, d’altra parte anche partorire è doloroso e allora?
La scelta di abortire che nessuna donna si augura di dover affrontare è una ferita profonda nell’anima, della quale la responsabilità è della madre e del padre e anche della società in cui si vive che non ha saputo offrire una diversa possibilità.
Il nostro motto dovrebbe essere: società più solidale, servizi più efficienti, meno aborti.
Se possiamo evitare almeno il dolore fisico, piccola parte del dolore totale, credo sarebbe crudeltà gratuita non farlo. C’è assoluto bisogno di pensiero laico e costruttivo, l’aborto, che è un dolore e un fallimento in primo luogo per i genitori, non si ferma con l’aumento del senso di colpa, strategia vecchia di duemila anni della quale siamo enormemente stufi, ma con la costruzione di una società solidale e giusta. Dei pochi aborti che resterebbero dobbiamo aver rispetto, perché la maternità è una scelta fondamentale che non tutti e non sempre siamo in grado di sostenere.
Paola Donini

sabato 8 agosto 2009

IL RINNOVAMENTO


dal Blog di Civati
Mi attende un dibattito sul rinnovamento tra giovani promesse del nuovo Pd. Un tema che va rinnovato: propongo che il prossimo incontro sia interpretato da esponenti del Pd e della sinistra a prescindere dal dato anagrafico. Anzi, più anziani sono, meglio è. Mi piacerebbe che di rinnovamento parlassero le persone che lo hanno praticato, che hanno "rotto lo schema" almeno una volta nella vita, che sono state anticonformiste, almeno in gioventù o in una crisi di mezza età. Altrimenti diventa una discussione vuota, con i giovani paladini del rinnovamento - compreso il sottoscritto - che fanno la figura degli ambiziosetti che vogliono solo farsi spazio nei famosi organigrammi. Con formule del tutto simili a quelle già praticate in passato. Il rinnovamento riguarda le parole e le cose, lo stile, la libertà di pensiero, la capacità di entrare in relazione con i cittadini e con gli elettori. Non solo la carta d'identità.

venerdì 7 agosto 2009

IL PD ALLA PROVA DEGLI INTERNAUTI: ECCO IL BLOG


Il Pd è finalmente online. E' nato da qualche giorno il blog del circolo clementino, su iniziativa di Giovanni Carghini e sono già arrivati i primi contributi. Internet è una risorsa fenomenale per comunicare, conoscersi e confrontarsi, anche se i limiti e i rischi non sono pochi. Di qui la scelta coraggiosa di "aprirsi" al mondo degli internauti che possono così partecipare e condividere idee e programmi del Pd clementino. Così ad esempio c'è già un bell'intervento di Anita Tognacci, ex capogruppo del Pd in consiglio comunale sugli immigrati in Italia e le leggi che si stanno ideando per controllare questo fenomeno, oppure l'annuncio e resoconto dell'arrivo alla festa Pd di San Vito di Pippo Civati, "uno dei più importanti collaboratori di Ignazio Marino nell'attuale campagna congressuale". Un tema, quello del Congresso nazionale, che terra banco nei prossimi mesi, per questo sul blog del Pd clementino si possono anche scaricare le 3 mozioni finora presentate: Bersani, Franceschini e appunto Marino. "Sono veramente entusiasta", scrive Danilo Bartoletti, "di poter interagire nel circolo anche attraverso internet. Sappiamo tutti quanto sia importante come mezzo di comunicazione ed informazione. Spero che possa crescere e che tutti possano lasciare un commento. Aiutateci a crescere, aiutare la democrazia". L'entusiasmo non manca, dunque, e si spera che dopo la parentesi della "Chiacchera", ormai ferma da qualche mese e probabilmente abbandonata per sempre, il blog possa continuare e diventare sempre più uno strumento di comunicazione sia interno al Pd che con l'esterno, ovvero con quella grandissima fetta di elettorato che non è iscritta ai circoli e non partecipa alle riunioni in via Togliatti. Non mancheranno le critiche, questo gli ideatori lo hanno già previsto, ma accettare le critiche è un sintomo di buona salute, o almeno di buona volontà, e anche se a Santarcangelo il partito vive sui successi elettorali un buon momento, sarebbe un suicidio non ammettere che a livello nazionale qualche problema c'è. E così commenta Sergio: "Sono d'accordo, questo Pd va stappato", riprendendo la celebre battuta di Goffredo Bettini a Radio3, "con la speranza che non sappia di tappo..."

da La Voce del 6 agosto 2009

giovedì 6 agosto 2009

IL PERCORSO CONGRESSUALE



Con i lavori della commissione provinciale Congressuale e della segreteria provinciale, sono state definite le tappe verso il congresso. Da settembre partirà un intensissimo confronto sulle linee programmatiche in vista dei congressi regionale e nazionale, confronto che avverrà nei circoli e in ogni livello comunale sulle tre mozioni presentate. Il percorso per il congresso avverrà secondo questo schema:
Durante il mese di settembre le riunioni di circolo. Durante le riunioni gli iscritti daranno il loro voto sul segretario nazionale, il segretario regionale ed eleggeranno i delegati alla convenzione provinciale.
Entro il 4 ottobre si svolgerà la convenzione Provinciale.
Convenzione Regionale, 10 ottobre. (decide i candidati a segretario regionale che partecipano al voto del 25 ottobre).

IL DRAMMA DEI LICENZIATI


La vicenda della Innse di Lambrate dimostra quali sviluppi drammatici possono presentarsi quando un numero crescente di persone vede violato a proprio danno un fondamentale diritto umano. E cioè il diritto ad una ragionevole sicurezza socio-economica. È l'esperienza di chi perde il lavoro senza averne alcuna responsabilità. Chi sia costretto a tale esperienza è colto anzitutto dall'angoscia per l'immediato futuro. In secondo luogo la stessa persona si sente vittima di una grave ingiustizia, di un inganno che qualcuno ha ordito alle sue spalle e che improvvisamente si rivela come tale. Quando si colpisce il diritto a una giusta sicurezza socio-economica, sono queste le emozioni che si diffondono come un incendio boschivo sia tra i diretti interessati, sia tra coloro - molto più numerosi - che pensano domani potrebbe toccare a me. Il punto critico non è quindi se i lavoratori della Innse abbiano esagerato o no nel salire su una gru per impedire lo smantellamento dei macchinari da parte del nuovo proprietario, ovvero se non avrebbero potuto trovare forme di protesta o di contrattazione meno trasgressive. Il punto è se il nostro paese possa ancora permettersi a lungo l'assenza di una politica della sicurezza socio-economica. Dire che una simile politica non esiste da almeno vent'anni significa in verità dire troppo. Le politiche del lavoro di tale periodo non ignoravano certo la questione. Semplicemente partivano dall'assunto, rivelatosi poi totalmente sbagliato, che in una economia dinamica, con elevati tassi di sviluppo, la sicurezza sarebbe stata assicurata agevolmente dal gran numero di veloci compensazioni che si svolgono sul mercato del lavoro: chi perda il lavoro il venerdì, si postulava, ne troverà sicuramente un altro il lunedì successivo. La moltiplicazione infinita delle occupazioni flessibili è stata fondata precisamente su tale assunto, che non ha alcuna base nemmeno negli Stati Uniti. Figuriamoci in Italia. Al presente il problema, se possibile, si è ulteriormente complicato. Non soltanto l'economia crea nuovi posti di lavoro a un ritmo molto basso, ma è possibile che per un lungo periodo ne crei assai meno di quanti se ne stanno perdendo. E per accrescere la sicurezza dei milioni di individui che l'hanno già persa, o che temono di perderla tra breve, non basteranno né la ripresa - posto che questa arrivi nel 2010, o nel 2011, o ancora dopo - né un potenziamento dei cosiddetti ammortizzatori sociali. Sarebbero assolutamente necessarie politiche industriali realmente innovative rispetto ai modelli precedenti, che in altri paesi a partire dagli Stati Uniti, si cominciano a intravedere. Ci vorrebbero inoltre interventi radicali di sostegno al reddito, quale sarebbe ad esempio un reddito di base o reddito di cittadinanza che sia, nonché una redistribuzione del lavoro disponibile che non abbia paura di quello che fu in passato uno slogan - lavorare meno per lavorare tutti - ma che potrebbe rivelarsi come una ricetta indispensabile per il prossimo futuro. Bisognerebbe anche impedire che operazioni apparentemente razionali sotto il profilo industriale come il trasferimento di rami d'azienda, la vendita in blocco di imprese piccole e medie, o la cessione di impianti a terzi, non fossero usati semplicemente per licenziare d'un colpo centinaia di lavoratori senza giusta causa. Per i lavoratori della Innse una soluzione dovrà essere comunque trovata in tempi rapidi. Senza ignorare che le imprese piccole e medie in difficoltà, da qui all'autunno, sono e saranno parecchie migliaia. Tuttavia a quei lavoratori va riconosciuto in ogni caso il merito di aver attirato l'attenzione, con il loro comportamento estremo, sulla necessità di riprendere a ragionare in merito all'economia e al lavoro come a strumenti che devono essere impiegati primariamente per assicurare al maggior numero di persone il diritto a un livello accettabile di sicurezza socio-economica. Non sarebbe nemmeno una novità. Per almeno trent'anni, tra gli anni '50 e gli anni '80, quello che fu definito il compromesso capitale-lavoro funzionò efficacemente proprio nel produrre e diffondere in Europa tale forma essenziale di sicurezza e di diritto.
Luciano Gallino

mercoledì 5 agosto 2009

TUTTI ZITTI SULL'ATOMO COME FOSSE L'EMBRIONE

IL 26 aprile 1986 avvenne il disastro di Cernobyl. Fino a quel giorno il mondo industrializzato aveva baldanzosamente percorso la via dell' energia nucleare. Dopo di allora non fu più così. Cernobyl aveva, infatti, dimostrato che il rischio nucleare poteva assumere dimensioni non quantificabili nei suoi effetti spazio-temporali. Mentre ogni altro tipo di catastrofe (terremoto, incendio diffuso, inquinamento ecologico tipo diossina e, perfino, distruzione bellica) una volta prodottosi, provoca danni una tantum, misurabili anche negli effetti indotti, non altrettanto poteva affermarsi per la fuoruscita del nucleo di una centrale atomica. Dove si sarebbero arrestati gli effetti e per quanto tempo? Nessuno era in grado di dirlo. Di qui, persino, l' impossibilità di coprire per via assicurativa danni non quantificabili. Era, quindi opportuno sospendere il nostro programma nucleare in attesa di una nuova generazione di centrali "pulite", la cui messa a punto era prevista in 20 o 30 anni. Nell' 87 un referendum, vinto all' 80%, cancellò l' industria nucleare nel nostro paese. Sarebbe stato necessario, a questo punto, sopperire al venir meno dell' atomo, con un nuovo piano energetico per far fronte ai futuri fabbisogni. Quasi nulla è stato fatto ed ora si è riaperto il capitolo nucleare come una necessità imprescindibile ma senza alcuna discussione seria e senza alcun coinvolgimento dell' opinione pubblica. Il Senato ha approvato la legge che consentirà la costruzione ad opera dell' Enel di 6-8 centrali nucleari che entreranno in funzione dal 2018. Il governo sceglierà i siti entro sei mesi. L' opposizione - l' atomo come l' embrione? - non riesce ad esprimere una posizione unitaria. Il tutto avviene nel silenzio e alla fine sarà l' onnipresente Bertolaso a decidere per via amministrativa. Nessuno ricorda, ad esempio, che il nucleare potrà coprire il 25% della produzione elettrica, mentre per contro il risparmio energetico peserebbe, se attuato, per il 20%. Altrove la discussione ferve, perché, se è vero che oggi le centrali possono ripartire tecnologicamente molto più sicure di venti anni orsono, resta insoluto il problema del combustibile usato che resta attivo e spaventosamente pericoloso per migliaia di anni. Come trasportarlo? Dove stoccarlo? È lecito lasciare questa eredità irrevocabile alle generazioni future? Se riprende la produzione vi saranno presto nel mondo 250.000 tonnellate di "residui" attivi. Se ne dibatte in Usa, Francia, Canada, Inghilterra e Germania. Solo la Svezia ha per ora presentato un piano preciso per seppellire in falde di granito omogeneo a 500 metri di profondità dentro involucri di rame, le barre usate. Dovrebbero restarvi 100mila anni, prima di diventare innocue. Anche questo progetto non è considerato abbastanza sicuro. L' Enel è giustamente preoccupato del problema e pensa ad una soluzione provvisoria: seppellire il materiale sotto le centrali e lasciarvelo per i sessant' anni previsti della loro durata, più i 20 per lo smantellamento e la bonifica. Così non sarebbe per i prossimi 80 anni necessario trasportare per l' Italia le barre usate. Dopo si spera che l' Europa abbia deciso e costruito un "cimitero" unico per i prossimi centomila anni. Non è il caso di discuterne?
Mario Pirani

martedì 4 agosto 2009

LA DIGNITA' UMANA


Con l'entrata in vigore della legge contro l'immigrazione clandestina si apre il problema per circa 500 mila tra colf e badanti, in attesa di una sanatoria che le metta in regola.
Sino ad ora solo i vescovi della Cei hanno ribadito con forza la necessità di trovare una soluzione legittima per preservare questa presenza nelle nostre case.
Per prima cosa, la dignità umana va preservata.
Come Partito Democratico vogliamo esprimere preoccupazione per questa situazione che potrebbe in breve creare grosse difficoltà alle persone coinvolte.
Notizie di giornale: il ministro Maroni in un primo momento pensa ad una sanatoria sole per le badanti, ma poi il giorno dopo smentisce questa linea.
C'è molta improvvisazione in questo modo di agire.
Dalle ultime notizie sembra che venga concesso al datore di lavoro la possibilità di regolarizzare due badanti e una colf versando 500 euro a persona dal 1 settembre al 30 settembre.
Esprimi la tua opinione in merito.
Anita Tognacci

PER CHI NON LO CONOSCE

PER CHI NON LO CONOSCE 2

SIAMO 4 AMICI AL BAR, CHE VOGLIONO CAMBIARE IL MONDO

Ieri sera alla festa del PD di San Vito abbiamo avuto l'opportunità di ascoltare Pippo Civati, uno dei più importanti collaboratori di Ignazio Marino nell'attuale campagna congressuale.
I temi affrontati ma soprattutto il suo approccio nei nostri confronti ci hanno mostrato come dovrebbe essere la politica e come un politico dovrebbe porsi nei confronti della società e della base.
Naturalmente sono i contenuti e non l'approccio a farci appassionare a questa mozione, un progetto politico che vuole coniugare partito e società, perchè quel radicamento di cui tutti parlano si può fare solo ascoltando i problemi delle persone e esponendo a loro le nostre idee, chiare e univoche.
Qui a San Vito eravamo pochi è vero ma l'entusiasmo che ha già contagiato Rimini non tarderà ad arrivare anche nel nostro paese.
Tante goccie singole creano prima o poi un fiume che nessun argine riesce a contenere.

domenica 2 agosto 2009

CONFLITTO DI INTERESSI, LA PROPOSTA DI FURIO COLOMBO


Le leggi “ad personam”, di cui è stata costellata la legislatura precedente, sono il capolavoro del conflitto di interessi, nel senso di manifestazione perfetta del danno nei confronti di un paese, delle sue leggi, dei suoi cittadini. Dimostrano che un potente titolare di conflitto di interessi tende a usare la condizione anomala esattamente nel senso per il quale tale condizione deve essere preventivamente proibita; ovvero, per il suo esclusivo, privato, personale interesse. E poiché, come si è visto e constatato di recente in Italia, è in grado di farlo usando l’obbedienza compatta di una maggioranza, si ha la dimostrazione che il conflitto di interessi – quando esiste in dimensioni abbastanza grandi – è in grado di rompere il patto fra lo stato e i cittadini, di relegare in posizione irrilevante il dettato della Costituzione e di usare un vasto consenso, creato dall’uso spregiudicato del conflitto di interessi, per favorire e sviluppare tutti i modi – che sono in sé l’opposto dell’interesse pubblico – in cui quel conflitto si può esprimere. Ciò dimostra quanto sia arduo e irrealistico immaginare che una Autorità garante – che è parte delle istituzioni umiliate e vilipese dal conflitto – possa smantellare le difese di un potere pubblico-privato ormai insediato, mentre quel potere è già in grado di intimidire, disinformare e creare gogna per i propri avversari.
Questa proposta di legge indica dunque una definizione chiara, un intervento preventivo, e le norme che rendono impossibile l’instaurarsi di una condizione di conflitto in atto, nella persuasione – già provata da recente esperienza – che un conflitto in atto tende ad allargarsi e, con i frutti di convenienza illegale che ne ricava, è in grado di rendere vana ogni contestazione alla grave situazione di illegalità che il conflitto stesso produce.L’impegno di questa proposta infatti non conta sul deterrente di multe sempre inefficaci, per quanto severe, verso le grandi ricchezze. Si propone invece di rendere impossibile l’instaurarsi, presso qualsiasi carica di governo, di una situazione di conflitto di interessi che è la peggiore infezione nella vita pubblica e nella moralità di una comunità e di un paese.
Art. 1 – Agli effetti della presente legge sono titolari delle cariche di governo il Presidente del Consiglio dei Ministri, i ministri, i vice-ministri, i sottosegretari di Stato, i commissari straordinari di governo, i presidenti delle regioni ordinarie e delle regioni a statuto speciale.
Art. 2 – Agli effetti della presente legge sono incompatibili con cariche di governo i titolari di attività imprenditoriali, finanziarie, industriali o commerciali di qualunque impresa che abbia, rapporti di concessione con pubbliche amministrazioni, nonché di qualunque tipo di impresa che dipenda, per il suo funzionamento, da autorizzazione o sorveglianza o approvazione o controllo di organi dello Stato.Sono incompatibili i titolari, i maggiori azionisti e amministratori di imprese attive a qualsiasi titolo nel settore delle informazioni, comunicazioni, telefonia e informatica, con qualsiasi mezzo e forma di diffusione. Sono inoltre incompatibili i titolari di responsabilità, proprietà e controllo diretto e indiretto di qualsiasi fondo, impresa, attività finanziaria, industriale, distributiva, bancaria, immobiliare, con un valore superiore ai 10 milioni di euro, in qualsiasi parte del mondo siano dislocate.
Art. 3 – L’incompatibilità di cui agli articoli 1 e 2 è in atto dal momento della elezione della persona titolare di imprese e interessi elencati in questa legge e rende impossibile l’inclusione di tale titolare in qualsiasi lista di governo. Una volta accertate le condizioni di incompatibilità indicate in questa legge, l’esclusione è automatica e non è previsto alcun ricorso, salvo che alla magistratura ordinaria.
Art. 4 – Il titolare di un conflitto di interessi indicato in questa legge può porre fine al conflitto: -attraverso la vendita e la collocazione del capitale ricavato in un fondo cieco;- attraverso le dimissioni e la separazione dall’impresa o dall’attività in questione in caso di attività manageriale con l’impegno a non riassumere cariche o funzioni dello stesso tipo o nello stesso campo prima di tre anni dalla fine del mandato;- nel caso di impresa di editoria, giornalismo, radio, televisione, telefonia, informatica, l’incompatibilità permane e impedisce l’assunzione di ogni attività di governo, perché non è possibile – in questi settori – la costituzione di un fondo cieco. Inoltre, la vendita improvvisa a causa dell’assunzione di una responsabilità di governo, non garantisce in alcun modo l’indipendenza dell’impresa e il distacco del titolare di governo dal sistema informativo già controllato. Altra causa ostativa è la concessione da parte del governo del permesso di trasmettere, sia nel settore pubblico che in quello privato. Chiunque sia beneficiario di concessione governativa - o lo sia stato negli ultimi tre anni - è incompatibile con cariche di governo.
Art. 5 – I casi di incompatibilità dovuti a ragioni diverse dalla proprietà e titolarità di impresa sono regolati da altre leggi. La magistratura ordinaria accerta, su richiesta della parte ritenuta “incompatibile”, l’esistenza effettiva delle condizioni di tale incompatibilità nel caso che esse siano contestate dalla parte interessata.
Furio Colombo

sabato 1 agosto 2009

Civati a San Vito


Credo che molti dei migliaia di lettori del blog sapranno che dall'1 Agosto fino al 9 c'è la festa democratica a San Vito. Ma non tutti sapranno che durante questa festa, precisamente il 3 Agosto alle ore 22.30, sarà presente Giuseppe Civati. Civati è il vice di Ignazio Marino, uno dei candidati alla segreteria del partito, lauereato in filosofia è uno degli uomini emergenti del PD, già stato consigliere comunale a Monza ha rivestito diversi incarichi a tutti i livelli del partito, è stato uno dei promotori dei movimenti di cambiamento del PD, dalla carovana del PD al movimento dei Lingottini.
Visto che parlando in giro molti stanno giustamente pensando e vogliono informarsi meglio, credo che questa possa essere un ottima occasione per conoscere un candidato, il suo programma e chi lo supporta. Perché il famoso detto "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei" durante questo congresso potrebbe essere un ottimo strumento per fare una scelta consapevole e ponderata, tra tre persone che io personalmente, come individui, stimo molto.