mercoledì 30 dicembre 2009

La banalità del male


La desolazione che viene leggendo questa vicenda non proviene tanto dall'atteggiamento intollerante dei responsabili quanto dall'indifferenza, soffocante, delle persone accanto.

La banalità del male non è nel crimine quanto nel fatto che il male perpetrato sia dovuto non ad un'indole maligna, ben radicata nell'anima, quanto piuttosto ad una completa inconsapevolezza di cosa significhino le proprie azioni.

E di questo siamo tutti responsabili.

martedì 22 dicembre 2009

Il Francotiratore



"Max…ibon: du Bicameral is megl che uan", bellissimo post di Enrico Moretti sul blog dei Giovani Democratici della provincia di Rimini.

Il Segretario, che non è D'Alema, rassicura però che non ci sarà nessun inciucio, ne tantomeno alcuna costituente.

Speriamo, anche se qualche capo-bastone continua a fare il Francotiratore.

lunedì 14 dicembre 2009

Aggressione a Berlusconi, la condanna del PD


Per evitare inquietanti strumentalizzazioni dalle conseguenze estremamente pericolose, è giusto riportare le parole dei vertici del PD su quanto accaduto a Berlusconi

“Un gesto inqualificabile che va fermamente condannato”.
Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha commentato l’episodio di violenza di cui è stato vittima il presidente del Consiglio a Milano alla fine di un comizio, quando è stato colpito al volto da un folle con una riproduzione souvenir del Duomo di Milano. Un lancio tra la folla da pochi metri ed ecco che inizia a perdere sangue tra labbra e naso. L'aggressore è Massimo Tartaglia, 42 anni, dell’hinterland milanese, finora sconosciuto alla Digos, ma noto da anni al reparto psichiatrico del Policlinico.

“Al Presidente Berlusconi la mia personale solidarietà e quella del Pd per l'aggressione subita questa sera al termine del suo discorso a Milano. Il Pd rifiuta e condanna ogni forma di violenza, anche politica, e resta fermamente
ancorato ai valori delle libertà costituzionali” ha dichiarato la presidente dell’Assemblea nazionale del Pd, Rosy Bindi.

La presidente del gruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro ha ribadito come "non è in nessun modo accettabile che qualsiasi forma di contestazione arrivi alla violenza fisica. Non c’è dialettica politica che motivi una aggressione. Alla violenza in modo assoluto diciamo sempre no”.

sabato 12 dicembre 2009

La laicità spiegata a mio padre

In questi tempi bui, purtroppo, la classe dirigente è dimentica di cosa vuol dire laicità: si barcamena tra i vari compromessi con i diversi poteri religiosi, oscillando tra genuflessioni e pallidi tentativi di legiferare da paese contemporaneo. Visto che da chi dovrebbe insegnarci non si sentono o vedono sani esempi in materia portati avanti giorno per giorno, forse è il caso che siamo noi a spiegargli e spiegarci cosa si debba fare e cosa sia una società laica.

Mi sembra che lo Stato sia una società di uomini costituita soltanto per conservare e promuovere i beni civili. Chiamo beni civili la vita, la libertà, l’integrità del corpo, la sua immunità dal dolore, il possesso delle cose esterne, come la terra, il denaro, le suppellettili, ecc.

Quindi: La cura delle anime non è affidata al magistrato civile più che agli altri uomini. Non da Dio, perché non risulta in nessun luogo che abbia concesso un autorità di questo genere, a uomini su altri uomini, cioè ad alcuni l’autorità di costringere altri ad abbracciare la loro religione. Né gli uomini possono concedere al magistrato un potere di questo genere, perché nessuno può rinunciare a prendersi cura della propria salvezza eterna, al punto da accettare necessariamente il culto o la fede che un altro, principe o suddito, gli abbia imposto. Infatti nessuno può, anche se volesse, credere perché gli è stato comandato da un altro; e nella fede consiste la forza e l’efficacia della religione vera e salutare.

Mentre: Mi sembra che la Chiesa sia una libera società di uomini che si riuniscono spontaneamente per onorare pubblicamente Dio nel modo che credono sarà accetto alla divinità, per ottenere la salvezza dell’anima. Dico è una società libera e volontaria.

Il fine della società religiosa è il culto pubblico di Dio e, attraverso di esso, il conseguimento della vita eterna. A questo fine pertanto deve tendere tutta la disciplina; entro questi confini devono essere circoscritte tutte le leggi ecclesiastiche. In questa società non si fa nulla, né si può far nulla che concerna la proprietà di beni civili o terreni; in questa sede non si può mai far ricorso alla forza per nessun motivo, dal momento che essa appartiene tutta al magistrato civile, e la proprietà e l’uso dei beni esterni sono sottoposti al suo potere.

Senza addentrarci sulla questione se l’anima esista o meno, che in questo momento non conta niente, questi concetti non sono espressi da qualche anticlericale risorgimentale o moderno, ma nel diciasettesimo secolo da Jonh Locke, nella Lettera sulla tolleranza, che rappresenta il manifesto della tolleranza religiosa e della separazione tra Stato e Chiesa. Nessuno può in nome della propria fede imporre le proprie credenze e i propri valori al resto della società interferendo in una sfera che appartiene solo alla politica.

Quando accade dunque, bisogna, attraverso gli strumenti insiti nel sistema democratico, respingere questi attacchi e imporre la distinzione tra i due ambiti, i beni civili e la salvezza dell’anima. Ovviamente questi mezzi sono le pene in caso di un reato, mentre se vengono usate le parole per ledere la sovranità statale in ambito civile, sarà attraverso tutti i mezzi d’espressione e manifestazione pacifica possibili che si dovrà ricordare quali sono i compiti di ognuno e rigettare certe affermazioni.

Quindi quando in nome di Dio si interferisce nelle leggi dello stato, pronunciando parole discriminatorie o legittimando il non rispetto delle leggi, tutto la società si deve ribellare e manifestare il proprio disprezzo per queste cose, difendendo l’autonomia delle due sfere. Perché in democrazia ognuno deve poter esprimersi liberamente, ma gli altri non possono accettare ogni opinione come legittma: ci sono opinioni differenti e opinioni contro la libertà dell’individuo e queste ultime vanno combattute aspramente e rigettate sempre.

lunedì 7 dicembre 2009

Tentazione Pd: un patto con l'ex nemico


Attenti, perchè la Sicilia è la chiave e l'antesignana di tutto.. quello che succede a Palermo, rimbomba decuplicato a Roma..

Meglio perdere

domenica 6 dicembre 2009

Un “ma anche” all’ennesima potenza

Enrico Moretti

sedia-sdraio-in-legno “La sedia sdraio”

Ci sono occasioni in cui un’esperienza personale ti consente di riassumere e ricordare un evento più grande di te che ti sta accadendo intorno. Ieri, noi che siamo stati al No B- Day, abbiamo avuto questa fortuna. Ci è capitata subito, appena entrati in piazza della Repubblica, da dove il corteo sarebbe partito. Guardandosi attorno, la prima cosa che colpiva erano i colori dominanti: tanto viola, tantissimo rosso, spruzzate di bianco-azzurro qua e là. Il viola era il colore ufficiale della manifestazione: ce n’era in abbondanza, tra striscioni, foulard, sciarpe, manifesti e palloncini; un bel segnale, sintomo che l’autonomia della manifestazione era stata rispettata. Dove eravamo noi c’era anche tantissimo rosso: il rosso di Rifondazione Comunista e delle altre sigle della sinistra radicale. L’immagine che avevamo era sicuramente parziale (in altri punti del corteo il rosso era molto più “diluito”) ma, comunque significativa: le forze di sinistra, per quanto fuori dal Parlamento e ridotte numericamente, conservano ancora una certa capacità organizzativa. Infine, il bianco-azzurro dell’Italia dei Valori: presente, ma non eccessivo, se così si può dire, nel senso che non dava l’impressione di ”occupare” la manifestazione. Mancava, ovviamente, una tonalità: il tricolore del nostro partito. Anzi no, c’era (e qui arriviamo al colpo di fortuna): ecco, infatti, apparire due bandiere del Pd, poco davanti ad uno striscione del circolo di Trastevere. “Saranno Marino e Scalfarotto!” , abbiamo detto, ridendo, tra noi, mentre cercavamo di avvicinarci. Erano proprio loro. Marino, Scalfarotto e, con loro, Melandri, Concia e Touadì, che sfilavano in mezzo al corteo. Esponenti importanti del partito che attraversavano, quasi inosservati, una piazza che non era dipinta con i loro colori.

Il “capolavoro” di ieri del Pd, secondo me, è perfettamente riassunto in quell’immagine, e sta tutto qui: andare e non andare, appoggiare l’evento e avversarlo, portare iscritti e manifestanti in piazza e far trasparire il concetto che il corteo ci abbia dato fastidio, permettere la presenza dei dirigenti fino al massimo grado (Scalfarotto, Bindi) e lasciar passare l’idea di un vertice lontano dalla base, arroccato sulle sue posizioni, distante dai nuovi fenomeni; tutte queste cose, com’è ovvio, contemporaneamente. Non si trattava di decidere se mettere o non mettere il cappello sulla manifestazione (su quello la posizione di Bersani poteva anche andare bene); si trattava di far capire che il partito è aperto al nuovo, stimolato dalle novità, curioso: giovane, in una parola. Non è stato così. Siamo riusciti, ancora una volta, ad avere, nei fatti, due posizioni; siamo riusciti ad esserci e a non esserci. Una sola domanda, a questo punto: ma quello del “ma anche” non era Veltroni?

NoBday


Di Ritorno dal NoBerlusconiDay. Come molti del PD anch'io c'ero, anche se il mio partito non c'era. Grande manifestazione, più di un milione di cittadini, autorganizzati, una manifestazione riuscita quindi, nonostante il silenzio delle televisioni. Un folla oceanica che chiedeva legalità e lotta alla mafia, mentre urlava 'Dimettiti' a Berlusconi. Il nostro popolo, i cittadini sani erano lì, a urlare contro Berlusconi e quindi contro il controllo della mafia sullo Stato, contro il malgoverno, la discriminazione e il razzismo, contro il ponte sullo stretto, la distruzione della giustizia, e tutto quello che il sistema berlusconiano produce per disintegrare la civiltà del nostro paese.
E noi? Al solito abbiamo tentennato, con scuse e distinguo vari. Ma la nostra idea di Italia era lì, bastava esserci in piazza per sentire cosa la gente vuole, con tutta la stima possibile per Bersani, ci avrebbe fatto bene se fosse stato con i suoi iscritti in piazza, in mezzo alla società civile, e sentirsi come noi ci siamo sentiti le lamentele e le accuse della gente verso il nostro partito che non li rappresenta. Bisogna ascoltare queste persone, perché l'alternativa si costruisce anche in queste piazze: con l'opposizione dura e NO secchi a questo governo clerical-mafioso-fasco razzista (come scritto su un cartello). Oggi serve dire cosa vogliamo, senza dubbio, ma c'è urgenza che urliamo cosa non vogliamo e lottiamo per questo

mercoledì 2 dicembre 2009

Evviva l'oscurantismo!!


Ancora non ho avuto occasione di poter leggere l'articolo cartaceo che parla dell'argomento. Però sul sito di MicroMega è riportata la polemica contro il vicepresidente del CNR, Roberto De Mattei, che non crede nell'evoluzionismo e organizza nella sede del CNR convegni sul tema.
La questione in particolare produce una tristezza enorme, persone che dovrebbero essere dei luminari portano invece avanti delle idee grette e oscurantiste. Ma è solo uno dei molti fatti che si continuano a sommare in questo paese in pieno rigurgito reazionario e antiscentifico, che cerca di distruggere tutte le conquiste moderne di tecnologia e scienza facendole apparire pericolose per il bene dell'Umanità. Si potrebbe accusare la Chiesa cattolica, che ci si impegna molto in effetti, e da millenni è in prima fila nelle crociate contro il progresso e la verità (scientifica si intende...), però anche tutto il resto della società italiana mi pare si stia involvendo nel disprezzo del sapere, trascurando ricerca e cultura, e questo evento è una delle tante conseguenze di un paese e della sua classe dirigente che in maniera miope ha nominato un tal personaggio in quel ruolo.

Stronzo chi legge


Personalmente mi ha fatto molto ridere, ma a parte questo, è un analisi molto precisa di chi è il 'compagno Fini': un fascista.