lunedì 24 agosto 2009

SE USCITE, CHIUDETE LA PORTA


La vita interna di un partito democratico è semplice: si pone una questione, si vota, dopo di che quella decisione è la posizione del partito che tutti i dirigenti dovranno avere nei confronti dell'opinione pubblica.
La stessa logica dovrà essere applicata per il Congresso: si vota una mozione, si elegge un segretario, dopo di che tutti i dirigenti dovranno essere leali e fedeli alla linea politica che uscirà da questo consesso democratico.
Mi lascia molto perplesso l'intervista dell'On. Enzo Carra il quale sulla Stampa afferma che nel caso in cui il nuovo segretario fosse Ignazio Marino "rimanere mi sembrerebbe complicato fino al limite della temerarietà". Questi discorsi non fanno altro che alimentare la nascita delle correnti. Minacciare continuamente di uscire dal Partito, se le decisioni non sono in linea con le proprie idee, ha portato il PD ad un'afasia politica sia interna sia nei confronti dell'elettorato. E' naturale che all'interno di un grande partito vi siano posizioni diverse, è innaturale che da posizioni diverse non si debba mai raggiungere una sintesi per non scontentare questo capobastone o quest'altro.
In questo mi sembra chiara l'idea di partito che ha Marino, un PD che sappia ascoltare tantissime voci ma che sappia poi democraticamente averne una sola. Perchè non accettare questo metodo?

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