martedì 11 agosto 2009

RU-486



Vorrei fare una riflessione sulla discussione di questi giorni rispetto all’introduzione in Italia della pillola abortiva ru486.
Prima di tutto bisogna affermare una verità talmente semplice che nessuno mai ne parla: non esistono persone a favore dell’aborto, esistono persone (in questo caso la maggioranza degli italiani attraverso referendum) che credono che la maternità sia una questione complessa e importante, che porta cambiamenti così radicali nella vita di una persona da richiederne il consenso consapevole. Persone che credono che non si possa imporre a nessuno di essere madre contro volontà.
E’ talmente vera questa affermazione che in ogni tempo e luogo, l’aborto è sempre esistito, se non ammesso dalla legge, esercitato in clandestinità, proprio perché il consenso della madre è assolutamente, e direi, naturalmente, necessario.
E’ invece giusto e doveroso che ci impegniamo per rimuovere tutti gli ostacoli, economici, culturali, sociali, religiosi, che inducono una donna a pensare di non potercela fare, questo è un dovere politico e sociale.
Creare una società rassicurante, con servizi appropriati ai genitori e alle famiglie, con sussidi economici adeguati, esattamente il contrario di quello che vedo fare in questi giorni.
Trovo scandaloso e offensivo, per tutte le donne, l’affermazione secondo la quale riuscire ad abortire secondo un presidio medico meno invasivo significhi “banalizzare l’evento”.
L’aborto è un atto grave, ogni persona intelligente ne è consapevole e la sua gravità non ha nulla a che vedere con il dolore fisico.
Se la consapevolezza di un atto avesse a che fare principalmente con il dolore fisico per prima cosa tutti gli uomini dovrebbero essere dichiarati inconsapevoli e quindi incapaci di dare opinioni in proposito giacchè in tutta questa faccenda a loro è riservata solo la parte piacevole.
Sicuramente bisognerebbe poi provvedere a togliere l’anestesia ad ogni operazione di amputazione, potrebbe causare dei traumi il non rendersi conto di quello che è successo e scoprirlo solo quando ormai è troppo tardi!
Di più; ammettiamo che a qualcuno muoia un figlio a vent’anni in un incidente automobilistico mentre è in vacanza in Australia, e siccome è dall’altra parte del mondo, i genitori non solo non sentirebbero alcun dolore fisico ma starebbero probabilmente…dormendo, forse qualcuno pensa che non sentirebbero “la gravità dell’evento”, che lo “banalizzerebbero” perché erano a letto?
Ancora, di questo passo potremmo anche dichiarare che chi ha partorito naturalmente è una madre migliore di chi ha banalizzato l’evento facendo un’epidurale, non parliamo di che tipo di madre sarà chi adotta un bambino e non lo partorisce affatto, se ne sarà accorta?
L’aborto è un atto grave e estremamente doloroso, ma la parte di dolore fisico è sicuramente la più piccola e non è certo quella al centro dei pensieri di una donna, d’altra parte anche partorire è doloroso e allora?
La scelta di abortire che nessuna donna si augura di dover affrontare è una ferita profonda nell’anima, della quale la responsabilità è della madre e del padre e anche della società in cui si vive che non ha saputo offrire una diversa possibilità.
Il nostro motto dovrebbe essere: società più solidale, servizi più efficienti, meno aborti.
Se possiamo evitare almeno il dolore fisico, piccola parte del dolore totale, credo sarebbe crudeltà gratuita non farlo. C’è assoluto bisogno di pensiero laico e costruttivo, l’aborto, che è un dolore e un fallimento in primo luogo per i genitori, non si ferma con l’aumento del senso di colpa, strategia vecchia di duemila anni della quale siamo enormemente stufi, ma con la costruzione di una società solidale e giusta. Dei pochi aborti che resterebbero dobbiamo aver rispetto, perché la maternità è una scelta fondamentale che non tutti e non sempre siamo in grado di sostenere.
Paola Donini

1 commento:

  1. Sottoscrivo in pieno: il trauma di un aborto penso rimanga per tutta la vita: la crudeltà è accusare di essere delle assassine le donne che per non far vivere una vita dolorosa ad un altro essere umano si sono accollate tutto il peso di una scelta difficile.

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