domenica 6 dicembre 2009

Un “ma anche” all’ennesima potenza

Enrico Moretti

sedia-sdraio-in-legno “La sedia sdraio”

Ci sono occasioni in cui un’esperienza personale ti consente di riassumere e ricordare un evento più grande di te che ti sta accadendo intorno. Ieri, noi che siamo stati al No B- Day, abbiamo avuto questa fortuna. Ci è capitata subito, appena entrati in piazza della Repubblica, da dove il corteo sarebbe partito. Guardandosi attorno, la prima cosa che colpiva erano i colori dominanti: tanto viola, tantissimo rosso, spruzzate di bianco-azzurro qua e là. Il viola era il colore ufficiale della manifestazione: ce n’era in abbondanza, tra striscioni, foulard, sciarpe, manifesti e palloncini; un bel segnale, sintomo che l’autonomia della manifestazione era stata rispettata. Dove eravamo noi c’era anche tantissimo rosso: il rosso di Rifondazione Comunista e delle altre sigle della sinistra radicale. L’immagine che avevamo era sicuramente parziale (in altri punti del corteo il rosso era molto più “diluito”) ma, comunque significativa: le forze di sinistra, per quanto fuori dal Parlamento e ridotte numericamente, conservano ancora una certa capacità organizzativa. Infine, il bianco-azzurro dell’Italia dei Valori: presente, ma non eccessivo, se così si può dire, nel senso che non dava l’impressione di ”occupare” la manifestazione. Mancava, ovviamente, una tonalità: il tricolore del nostro partito. Anzi no, c’era (e qui arriviamo al colpo di fortuna): ecco, infatti, apparire due bandiere del Pd, poco davanti ad uno striscione del circolo di Trastevere. “Saranno Marino e Scalfarotto!” , abbiamo detto, ridendo, tra noi, mentre cercavamo di avvicinarci. Erano proprio loro. Marino, Scalfarotto e, con loro, Melandri, Concia e Touadì, che sfilavano in mezzo al corteo. Esponenti importanti del partito che attraversavano, quasi inosservati, una piazza che non era dipinta con i loro colori.

Il “capolavoro” di ieri del Pd, secondo me, è perfettamente riassunto in quell’immagine, e sta tutto qui: andare e non andare, appoggiare l’evento e avversarlo, portare iscritti e manifestanti in piazza e far trasparire il concetto che il corteo ci abbia dato fastidio, permettere la presenza dei dirigenti fino al massimo grado (Scalfarotto, Bindi) e lasciar passare l’idea di un vertice lontano dalla base, arroccato sulle sue posizioni, distante dai nuovi fenomeni; tutte queste cose, com’è ovvio, contemporaneamente. Non si trattava di decidere se mettere o non mettere il cappello sulla manifestazione (su quello la posizione di Bersani poteva anche andare bene); si trattava di far capire che il partito è aperto al nuovo, stimolato dalle novità, curioso: giovane, in una parola. Non è stato così. Siamo riusciti, ancora una volta, ad avere, nei fatti, due posizioni; siamo riusciti ad esserci e a non esserci. Una sola domanda, a questo punto: ma quello del “ma anche” non era Veltroni?

1 commento:

  1. Carissimo, ma un commento sul nuovo segretario cittadino ce lo fai?
    Rossano.

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